Colombia, 2018. Jesús Villarreal sa che non gli resta molto da vivere. Attaccato al respiratore in un letto dell'ospedale di Barranquilla cerca di concludere la sua ultima operazione, quella che garantirà il futuro economico della sua famiglia.
Come braccio destro di Pablo Escobar è l'unico a sapere che il narcotrafficante aveva nascosto in una villa di Miami una cassaforte contenente venticinque milioni di dollari in lingotti d'oro. Jesús sa dove si trova e, soprattutto, sa come aprirla senza rimetterci la pelle e adesso vuole vendere quelle informazioni.
Scritto nel 2019, "Cari Mora" è al momento l'ultimo romanzo pubblicato da Thomas Harris di cui in passato ho letto tutta la (breve) bibliografia: "Black Sunday", "Il delitto della terza luna" (che è quello che mi è piaciuto di più), "Il silenzio degli innocenti", "Hannibal" e "Hannibal Lecter. Le origini del male".
Li ho amati tutti e questo non fa eccezione. Mi ci sono approcciata con molte titubanze perché ricordavo la delusione con cui molti ne avevano parlato al momento dell'uscita. Forse erano persone che conoscevano l'autore soltanto attraverso il suo personaggio più celebre: in questo caso - cioè se ci si aspetta di leggere di psicopatici e serial killer - ci si può sentire traditi perché quello che viene raccontato nelle 235 pagine del libro non ha nulla a che fare con un thriller di quel genere.
Qui si è più vicini a "Black Sunday" (bellissimo!), nonostante si tratti di storie molto diverse tra loro, terroristi vs malavitosi, di quelli veramente cattivi, in particolare uno dei personaggi principali, tal Hans-Peter Schneider, caratterizzato da un sadismo assoluto, ma privo di quel fascino che contraddistingue Hannibal Lecter, soprattutto grazie all'interpretazione di Anthony Hopkins, che ci ha portato tutti a gioire per la sua evasione.
Ma al centro della scena c'è ovviamente Caridad (Cari) Mora, una bella colombiana di 25 anni che da nove vive negli Stati Uniti grazie a un permesso di soggiorno ottenuto per ragioni di asilo politico, un permesso non definitivo che non le permette di proseguire gli studi per realizzare il suo sogno, quello di diventare veterinaria, e che con la stretta sull'immigrazione imposta da Trump rischia di essere cancellato all'improvviso.
Cari fa diversi lavori per mantenersi, fra questi è la custode della villa dov'è nascosto l'oro di Escobar, ma è il suo passato ad aver fatto di lei la persona che è diventata: sequestrata alla famiglia e al suo villaggio a soli undici anni, costretta ad arruolarsi nelle FARC, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, e addestrata a combattere e a uccidere.
Non ho mai amato le figure alla Lara Croft (e nemmeno l'equivalente maschile), ancor meno libri, film o serie TV sui cartelli della droga e tutta la violenza che ne consegue, e questo mi spaventava più dei pareri negativi altrui, invece Harris mi ha appassionata fin dal primo capitolo rendendomi poi difficile smettere di leggere quando non avevo più tempo per farlo.
Come braccio destro di Pablo Escobar è l'unico a sapere che il narcotrafficante aveva nascosto in una villa di Miami una cassaforte contenente venticinque milioni di dollari in lingotti d'oro. Jesús sa dove si trova e, soprattutto, sa come aprirla senza rimetterci la pelle e adesso vuole vendere quelle informazioni.
Scritto nel 2019, "Cari Mora" è al momento l'ultimo romanzo pubblicato da Thomas Harris di cui in passato ho letto tutta la (breve) bibliografia: "Black Sunday", "Il delitto della terza luna" (che è quello che mi è piaciuto di più), "Il silenzio degli innocenti", "Hannibal" e "Hannibal Lecter. Le origini del male".
Li ho amati tutti e questo non fa eccezione. Mi ci sono approcciata con molte titubanze perché ricordavo la delusione con cui molti ne avevano parlato al momento dell'uscita. Forse erano persone che conoscevano l'autore soltanto attraverso il suo personaggio più celebre: in questo caso - cioè se ci si aspetta di leggere di psicopatici e serial killer - ci si può sentire traditi perché quello che viene raccontato nelle 235 pagine del libro non ha nulla a che fare con un thriller di quel genere.
Qui si è più vicini a "Black Sunday" (bellissimo!), nonostante si tratti di storie molto diverse tra loro, terroristi vs malavitosi, di quelli veramente cattivi, in particolare uno dei personaggi principali, tal Hans-Peter Schneider, caratterizzato da un sadismo assoluto, ma privo di quel fascino che contraddistingue Hannibal Lecter, soprattutto grazie all'interpretazione di Anthony Hopkins, che ci ha portato tutti a gioire per la sua evasione.
Ma al centro della scena c'è ovviamente Caridad (Cari) Mora, una bella colombiana di 25 anni che da nove vive negli Stati Uniti grazie a un permesso di soggiorno ottenuto per ragioni di asilo politico, un permesso non definitivo che non le permette di proseguire gli studi per realizzare il suo sogno, quello di diventare veterinaria, e che con la stretta sull'immigrazione imposta da Trump rischia di essere cancellato all'improvviso.
Cari fa diversi lavori per mantenersi, fra questi è la custode della villa dov'è nascosto l'oro di Escobar, ma è il suo passato ad aver fatto di lei la persona che è diventata: sequestrata alla famiglia e al suo villaggio a soli undici anni, costretta ad arruolarsi nelle FARC, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, e addestrata a combattere e a uccidere.
Non ho mai amato le figure alla Lara Croft (e nemmeno l'equivalente maschile), ancor meno libri, film o serie TV sui cartelli della droga e tutta la violenza che ne consegue, e questo mi spaventava più dei pareri negativi altrui, invece Harris mi ha appassionata fin dal primo capitolo rendendomi poi difficile smettere di leggere quando non avevo più tempo per farlo.
Reading Challenge 2024, traccia vagabonda settembre: Stati Uniti