domenica 22 settembre 2024

"I segreti del Sun Down Motel", Simone St. James

 

Fell (Stato di New York), 1982. Vivian Delaney ha 20 anni e da tre mesi è arrivata a Fell dall'Illinois, da dove era fuggita dopo l'ennesimo litigio con la madre. L'idea era quella di arrivare a New York per cercare di sfondare come attrice, invece si era fermata in quella piccola cittadina dove aveva subito trovato lavoro come receptionist notturna al Sun Down Motel. Il 29 novembre entra in servizio alle 23, come ogni sera. Quattro ore dopo scompare e non si saprà più nulla di lei.
Novembre 2017. Anche Carly Kirk ha 20 anni e anche lei arriva a Fell dall'Illinois. Una fuga che è la reazione alla recente morte della madre, che se ne è andata senza voler mai raccontare alla figlia quel poco che sapeva di sua sorella Viv. Carly è cresciuta chiedendosi cosa potesse essere successo a quella zia svanita nel nulla molti anni prima della sua nascita. Ne ha fatto un'ossessione e sa che per cercare le risposte alle sue domande deve partire dal Motel. 

Scritto nel 2020, titolo originale semplicemente "The Sun Down Motel", è l'unico libro dell'autrice a essere stato tradotto in italiano oltre a "Ragazze infrante", che avevo letto a dicembre.

Simone St. James, fra le altre cose, non si distingue per la fantasia: entrambi i libri alternano due piani temporali molto distanziati fra loro; entrambi hanno per protagoniste due giovani ragazze; entrambi vedono quella del presente impegnata nella soluzione del cold case; entrambi sfruttano i fantasmi facendoli interagire con i vivi determinando e condizionando gli eventi; entrambi sono di genere horror.

Ma quello che fa orrore è il modo in cui sono stati scritti.

In questi casi, per fortuna rari, mi chiedo sempre se la colpa sia dell'autore o del traduttore. Qui mi sento di attribuirla alla St. James, penso sia difficile incappare in due pessime traduzioni fatte da persone diverse.
Ma mi chiedo quanto possa intervenire chi traduce e chi fa l'editing, cioè se abbiano la facoltà di eliminare le frasi inutili e idiote ("Sentii l’eccitazione frizzare dentro di me, come se avessi l’Alka-Seltzer nel sangue") e, soprattutto, se non sia un loro dovere correggere.

In "Ragazze infrante" c'erano gravi errori nella coniugazione dei verbi, ma in questo la scrittura è ancora più brutta, soprattutto nelle parti riguardanti il presente dove Carly, la narratrice, fa un pessimo uso del passato remoto.

Non è ammissibile pagare per leggere un libro che mio nonno con la sua quinta elementare avrebbe scritto meglio.

Un aspetto grave su cui è impossibile sorvolare e che penalizza una storia che - tralasciando coincidenze ed esagerazioni - non sarebbe stata affatto male (fantasmi a parte, ma di questo non mi lamento, sapevo di non aver comprato un semplice thriller).

Reading Challenge 2024, traccia vagabonda settembre: Canada