venerdì 13 settembre 2024

"Jack lo Squartatore", Robert Bloch

 

Mary Ann Nichols, 43 anni, uccisa il 31 agosto; Annie Chapman, 47 anni, uccisa l'8 settembre; Elizabeth Stride, 44 anni, e Catherine Eddowes, 46 anni, uccise il 30 settembre; Mary Jane Kelly, 25 anni, uccisa il 9 novembre: l'anno era il 1888, la città Londra, il quartiere Whitechapel, l'assassino Jack lo Squartatore, l'uomo passato alla storia come il primo serial killer.
Nessuno ha mai scoperto la sua vera identità e non è chiaro se abbia ucciso altre donne oltre alle cinque sopra citate (alcuni gli attribuiscono fino a sedici omicidi).

Robert Bloch pare ne fosse ossessionato e questo romanzo, pubblicato nel 1984, dieci anni prima della sua morte, è il frutto del suo interesse.
Lo avevo comprato sei anni fa, sulla scia dell'entusiasmo dopo la lettura di 
"Psychoe il successivo recupero del film, senza poi decidermi a leggerlo fino allo scorso 29 agosto: mi ci sono volute ben due settimane per finirlo e sono soltanto 236 pagine.

Dopo un inizio promettente, ho perso in fretta interesse per la storia raccontata da Bloch, che - restando fedele ai fatti noti e inserendo qualche figura realmente esistita come Frederick Abberline,
l'ispettore detective che si occupò del caso, e Sir Charles Warren, commissario della polizia metropolitana di Londra - costruisce una sua versione dei fatti su personaggi di fantasia arrivando a una personale soluzione del caso.

"Egitto, 2300 a.C. Oltre alle solite torture - flagellazione e mutilazioni, esecuzioni per strangolamento, impalamento e rogo - l'estrema punizione consisteva nell'essere imbalsamati vivi, dopo essere stati ricoperti di natron, corrosivo che penetrava lentamente nella carne."

"Hispaniola, 1630 d.C. I bucanieri improvvisavano nuove torture usando qualsiasi materiale avessero a portata di mano. Una canapa calafatata di un materiale chiamato "stoppa" era altamente infiammabile; potevano ficcarla nella bocca dei prigionieri o in altre aperture del corpo e poi darle fuoco."

"Come potevano uccidere tanto insensibilmente, continuare a uccidere senza curarsi dei gemiti dell'agonia, delle grida delle loro vittime?"

Ogni capitolo inizia con aneddoti storici che descrivono scenari particolarmente cruenti come nei primi due esempi riportati (mentre la terza citazione riguarda ciò che avviene ancora oggi quotidianamente all'interno dei macelli!) e con incipit come questi, considerando anche che inizio a leggere di primo mattino facendo colazione, credo non ci sia da stupirsi se poi nell'arco della giornata preferivo procedere con gli altri titoli in lettura, ma resta il fatto che a quarantotto ore dalla conclusione non sono ancora riuscita a capire cosa non abbia funzionato per me.

La scrittura di Bloch è di ottimo livello e ho apprezzato moltissimo considerazioni come questa:

"Whitechapel non è cambiata granché da quando il signor Dickens ha descritto la vita delle sue strade. Oh, siamo andati avanti col movimento di riforma, ma i lavoratori vivono ancora nello squallore, la classe operaia è ancora pietosamente sottopagata, le nostre prigioni, i ricoveri e i manicomi sono voragini infernali. Pensavamo che il progresso avrebbe migliorato le condizioni di vita: motori a vapore, le macchine, il telegrafo e cose del genere. Ma le cose non sono andate in questo modo. Adesso abbiamo sette consegne postali al giorno, solo qui a Londra, ma a che cosa servono, quando la maggioranza della nostra popolazione non sa né leggere né scrivere una frase intera? Qual è l'utilità di una legge per l'istruzione, quando i bambini cominciano a lavorare come schiavi nelle ditte sfruttatrici e nelle fabbriche non appena imparano a camminare?"
E poi Jack lo Squartatore attrae ogni lettore appassionato di gialli e misteri, infatti ho intenzione di recuperare anche il saggio di Hallie Rubenhold ("Le cinque donne. La storia vera delle vittime di Jack lo Squartatore"), eppure arrivo a considerare l'opera di Bloch uno dei libri meno coinvolgenti che abbia mai letto.

Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, estate: donne nel titolo