New York, anni Novanta, inizio giugno. Elsewhere è un edificio in pietra grigia a pianta rettangolare, con tetti spioventi e merlature che ricordano quelle degli antichi castelli. A renderla particolare è il luogo in cui è stata costruita, nel 1937: su un isolotto al centro del fiume Hudson. A renderla invendibile, invece, è la sua fama di casa infestata.
Joan Freebord, 34 anni, brillante agente immobiliare, allettata dalla prospettiva di una provvigione a sei zeri, accetta l'incarico di riabilitarla. Trascorrerà cinque giorni nella casa con un professore esperto di fenomeni paranormali, una sensitiva e un amico scrittore: i primi due dovranno appurare che non ci sono fantasmi, quindi il terzo dovrà scrivere un reportage che - grazie al prestigio datogli dal Pulitzer - non temerà smentite.
Ma il piano di Joan inizierà a vacillare già dalla prima sera...
"L'esorcista", letto da ragazza, è in assoluto il libro che più mi ha spaventata: nonostante avessi già visto il film più di una volta, in alcuni passaggi era riuscito a terrorizzarmi e non esagero.
"Il traghettatore", scritto da Blatty nel 2009, non si avvicina neppure lontanamente al livello dell'altro, ma un po' di strizza qua e là me l'ha messa eccome.
Ne rimandavo la lettura da anni per "colpa" di mia sorella, che lo aveva trovato così noioso da riuscire a finirlo con fatica, e credo sia anche merito suo se invece a me è piaciuto: come quando una persona ci viene descritta in maniera talmente negativa che poi, faccia a faccia, non ci sembra tanto male.
Il libro di difetti ne ha e non sono di poco conto.
In particolare non ha nulla di originale, ma scrivere un horror incentrato su una casa infestata senza inscenare sedute spiritiche, rumore di passi, presenze evanescenti e colpi sui muri lo definirei più impossibile che difficile. Ovviamente non mancano il temporale e l'isolamento totale.
Anche lo stile ha parecchie criticità con personaggi un po' troppo stereotipati, dialoghi superficiali e spesso banali, e descrizioni più adatte a un romance che a un horror ("Calda e misteriosa, come un prato pieno di fiori scuri, una voce roca galleggiò nella stanza accompagnata dal soffio di un’emozione indefinita, simile all’eco di un’estate di grazia perduta da troppo tempo.").
Joan Freebord, 34 anni, brillante agente immobiliare, allettata dalla prospettiva di una provvigione a sei zeri, accetta l'incarico di riabilitarla. Trascorrerà cinque giorni nella casa con un professore esperto di fenomeni paranormali, una sensitiva e un amico scrittore: i primi due dovranno appurare che non ci sono fantasmi, quindi il terzo dovrà scrivere un reportage che - grazie al prestigio datogli dal Pulitzer - non temerà smentite.
Ma il piano di Joan inizierà a vacillare già dalla prima sera...
"L'esorcista", letto da ragazza, è in assoluto il libro che più mi ha spaventata: nonostante avessi già visto il film più di una volta, in alcuni passaggi era riuscito a terrorizzarmi e non esagero.
"Il traghettatore", scritto da Blatty nel 2009, non si avvicina neppure lontanamente al livello dell'altro, ma un po' di strizza qua e là me l'ha messa eccome.
Ne rimandavo la lettura da anni per "colpa" di mia sorella, che lo aveva trovato così noioso da riuscire a finirlo con fatica, e credo sia anche merito suo se invece a me è piaciuto: come quando una persona ci viene descritta in maniera talmente negativa che poi, faccia a faccia, non ci sembra tanto male.
Il libro di difetti ne ha e non sono di poco conto.
In particolare non ha nulla di originale, ma scrivere un horror incentrato su una casa infestata senza inscenare sedute spiritiche, rumore di passi, presenze evanescenti e colpi sui muri lo definirei più impossibile che difficile. Ovviamente non mancano il temporale e l'isolamento totale.
Anche lo stile ha parecchie criticità con personaggi un po' troppo stereotipati, dialoghi superficiali e spesso banali, e descrizioni più adatte a un romance che a un horror ("Calda e misteriosa, come un prato pieno di fiori scuri, una voce roca galleggiò nella stanza accompagnata dal soffio di un’emozione indefinita, simile all’eco di un’estate di grazia perduta da troppo tempo.").
E poi c'è il finale, che ricorda moltissimo quello di un celebre (e meraviglioso) film (che non cito per evitare lo spoiler), ma se a mente fredda mi rendo contro che non ha nulla di strabiliante, a caldo mi ha conquistata e, non avendolo intuito in precedenza, ho potuto gustarmi pienamente la sorpresa.
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