lunedì 17 giugno 2019

"Amin, che è volato giù di sotto", Nadia Morbelli


Genova, centro storico. E' già buio quando Nadia esce dal lavoro e s'incammina veloce lungo il carrugio che la porterà a Caricamento: non vede l'ora di prendere l'autobus e tornarsene a casa. Perchè è inverno e fa un freddo che a Genova può essere credibile solo nella fantasia dell'autrice... Nella penombra scorge quello che da lontano le sembra un sacco della rumenta (spazzatura) abbandonato in mezzo alla strada, ma che avvicinandosi si rivela per quello che è: il cadavere di un ragazzo di colore.
Proprio per la pelle scura del morto e per la zona del ritrovamento, il pensiero della polizia andrà subito a un clandestino che, stordito da droga e/o alcool, è caduto dal quinto piano del palazzo.
Ma il morto ha un nome e un cognome,  Amin Oguibe, ha una laurea in medicina, una specializzazione in endocrinologia e ha anche una sorella che studia architettura a Genova e che non sapeva della presenza del fratello in città. E sarà lei a solleticare la curiosità investigativa di Nadia...

Secondo giallo della Morbelli che leggo e, come per Faletti, anche questa volta potrei fare un copia-incolla di quello che avevo scritto due anni fa a proposito di "Hanno ammazzato la Marinin": anche questo è un gialletto che si regge su improbabili coincidenze, infarcito di parole e modi di dire dialettali (c'è il glossario), lauti pasti e numerosissime bevute.

Una lettura leggera e piacevole, soprattutto per chi è genovese, e che con garbo sfiora la situazione dei clandestini in Italia, spesso sfruttati da chi si arricchisce sulla loro pelle con il lavoro e gli affitti in nero. O con qualcosa di peggio, un peggio che non posso definire per non fare spoiler.
 
Reading Challenge 2019: questo testo risponde alla Traccia casata di giugno "un libro il cui titolo contenga tutte le vocali"