giovedì 6 giugno 2019

"Il viaggio in Germania", Barbara Rosenberg


E' il 15 luglio del 1986 quando l'autrice del libro, all'epoca quindicenne, parte felice alla scoperta delle sue radici con i nonni paterni: nonna Anna, foggiana, e nonno Wolfgang, ebreo tedesco classe 1917, scappato in Italia quando aveva 18 anni. 
Dopo una prima tappa a Innsbruck, ne faranno altre  risalendo via via la bella Germania: Heidelberg, Mainz, Frankfurt, Koln, Bremen e infine Hannover, città natale del nonno.
La vacanza sarà per Barbara una lezione di geografia, di storia e di religione.

Un classico della narrativa per ragazzi che IBS consiglia dagli 11 anni in su: con i miei quasi 50 sapevo in partenza di essere fuori target per poterlo apprezzare, ma non credo che sia stato solo per l'età che l'ho trovato deludente.

Le descrizioni turistiche, per me stringate e banali, sono sicuramente adatte per lettori ragazzini e, pensando a loro, ho apprezzato lo stratagemma di sfruttare le canzoni che Barbara ascolta durante il lungo viaggio per raccontare "The wall" dei Pink Floyd e "Fiume Sand Creek" di De Andrè o "L'opera da tre soldi" e "Gli allegri musicanti di Brema" grazie ai ricordi del nonno.

Ma l'ebraismo (che leggendo la trama pensavo fosse il protagonista della storia) meritava più spazio e maggiori approfondimenti.  Ci sono solo minimi accenni a termini e usanze, così stringati da dire poco e da non spiegare nulla.

Ma quello che proprio non mi è piaciuto sono stati i nomignoli riservati a Hitler (Baffetto), ai nazisti (i 4 scagnozzi) e a Mussolini (Crapa pelata): non c'è stato nulla di divertente nè di simpatico in quelle dittature e basta poco per passare dal voler sdrammatizzare (se questo era l'intento) alla mancanza di rispetto.
E alle medie si è già abbastanza grandi da poter capire che i vezzeggiativi vanno bene per gattini e cagnolini, non per chi ha sterminato milioni di persone.

Reading Challenge 2019: questo testo risponde alla Traccia di giugno "un libro con la parola viaggio/viaggi nel titolo"