giovedì 5 maggio 2022

"Figlia della cenere", Ilaria Tuti


Friuli Venezia Giulia, 2019. Sono passate due settimane dalla risoluzione del caso raccontato in "Ninfa dormiente" e il commissario Teresa Battaglia è soltanto l'ombra della donna forte che è stata: mente e corpo sono sempre meno affidabili e se per il corpo esiste il sostegno di un bastone o di mani amiche pronte a sostenere, per la memoria non c'è rimedio. Teresa sa di non essere più nelle condizioni di svolgere il suo lavoro, ma quando Giacomo Mainardi chiede di poter parlare con lei non può fare a meno di incontrarlo. Giacomo è stato il suo primo caso da profiler e adesso potrebbe essere anche l'ultimo. Questa è (tenendo conto anche del racconto "La ragazza dagli occhi di carta") la quinta puntata della serie che ha per protagonista il commissario Battaglia. Un libro che, secondo me, non ha senso affrontare senza aver letto i precedenti perché in questo caso si va ben oltre la trama orizzontale dei romanzi seriali: qui viene raccontato il passato di Teresa agli inizi della carriera, inizi che coincidono con gli eventi personali che la segneranno per sempre, quelli che avendo letto gli altri titoli già si conoscevano, ma non dettagliatamente. Tramite il suo passato Ilaria Tuti fa di questo romanzo una denuncia contro la violenza sulle donne, fisica e psicologica, con una chiara e giustissima esortazione a denunciare gli abusi patiti, sia fra le mura domestiche sia sui luoghi di lavoro.

L'autrice alterna il presente al passato di ventisette anni prima, creando il primo ad uso esclusivo del secondo e inserendo anche alcuni capitoli ambientati nel IV secolo a.C. intrisi di quel paganesimo a lei evidentemente tanto caro (a me no). Queste divagazioni storiche le danno anche modo di raccontare di Aquileia nella storia e nell'arte: apprezzo sempre tanto gli autori legati al proprio territorio e nei libri della Tuti è sempre più che evidente il suo grande attaccamento al Friuli. Questa volta si è lasciata prendere un po' troppo la mano, certi capitoli danno la brutta impressione di star leggendo una guida turistica. Poi ci sono i soliti salti temporali, un sistema narrativo che mi piace molto (se ben gestito, cosa che la Tuti sa fare), ma ultimamente ne ho letti troppi strutturati così, mi rendo conto di avere bisogno di un po' di storie lineari per disintossicarmi dall'alternanza fra il prima e il dopo. Un prima e un dopo che in questo romanzo si differenziano nettamente, quanto meno per il mio gusto personale. Se ho trovato molto bella e avvincente tutta la parte legata al passato - la storia gialla funziona, seppur con qualche faciloneria, ma soprattutto mi ha toccata la vicenda personale di Teresa - quella del presente non mi ha convinta: qui la storia gialla diventa inverosimile sotto ogni aspetto, avrei gradito uno sforzo maggiore per trovare il modo di riportare a galla i fatti di ventisette anni prima e un paio di passaggi non vengono spiegati. Ma a spiazzarmi è stato soprattutto il tracollo di Teresa, un po' eccessivo considerando che dalla fine del precedente romanzo la Tuti ha fatto passare soltanto due settimane e non era ridotta così male. La sua condizione e la sinossi fanno pensare che questa sia l'ultima puntata della serie, ma dopo averlo letto non ne sono così convinta, qualcosa da spiegare c'è ancora, senza contare che ricorrendo ai piani temporali la Tuti potrebbe scrivere altri trenta romanzi raccontando vecchi casi della sua protagonista, ad esempio quello di Blanca/Anna, che qui viene solo accennato e non mi stupirei se in futuro dovesse uscire un nuovo libro su questa vicenda. Non ne sarei contenta. Il rischio di raschiare il fondo del barile sarebbe enorme e non degno del bel personaggio che è Teresa Battaglia.

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