venerdì 30 settembre 2022

"L'estranea", Patrick McGrath

 

New York, anni '70. Constance e Sidney Klein si sono sposati sapendo ben poco l'uno dell'altra.
Lui le ha fatto la proposta al termine di una breve vacanza. Inglese e non più giovanissimo, con alle spalle due matrimoni falliti e un figlio vicino all'adolescenza avuto dalla prima moglie, era estasiato dall'aver trovato una donna capace di farlo ringiovanire fra le lenzuola. Una donna bellissima e ben più giovane, oltretutto.
Lei ha accettato senza neanche pensarci. Alle soglie dei trent'anni, un lavoro nel campo dell'editoria e molte situazioni irrisolte con la famiglia di origine. Con Iris, la sorella minore, che per certi versi sente di aver cresciuto dopo la prematura morte della madre quando erano ancora bambine. Così diversa da lei, più esuberante, meno problematica. E sicuramente molto più amata da quel babbo che non è mai riuscito a essere equo con le proprie figlie creando in Constance quelle insicurezze che probabilmente sono state il motivo per cui ha visto in un marito più anziano quella protezione che non ha mai avuto dal padre.

Scritto quasi dieci anni fa (2013), è comunque uno dei romanzi più recenti di McGrath (che in più di trent'anni ne ha pubblicato soltanto una decina). Nel 2019 avevo letto e amato "Follia". Anche questo mi è piaciuto tanto, ma meno rispetto all'altro.

Forse perché l'ultimo capitolo, pur essendo diverso da quello che ci si aspetterebbe arrivati a quel punto, non ha l'impatto della frase conclusiva di "Follia". Questa volta a colpirmi, ma in negativo, è stata una frase inaccettabile da una penna come quella di McGrath: "Il pesce si rizzò voglioso". Degna di quegli uomini che vanno a cambiare l'acqua al merlo!

Più probabilmente perché li ho trovati troppo simili: nella caratterizzazione dei personaggi, nelle atmosfere percepite e, a grandi linee, anche per quello che viene raccontato, infedeltà, ma non solo. Non c'è un ospedale psichiatrico, ma è il posto dove non ci si stupirebbe di trovare Constance, con tutti i suoi squilibri.

Come "Follia", è un libro in cui non ci si può immedesimare con la protagonista e neppure con chiunque le ruoti attorno e meno male perché l'unico personaggio tenero e positivo è il figlio di Sidney, ma è solo poco più di un bambino e non viene mai data voce ai suoi reali pensieri e stati d'animo, lo conosciamo attraverso le voci del padre e della matrigna (quindi marginalmente) che sono le due voci narranti con cui si alternano i capitoli.

Ed è un libro scritto altrettanto bene, ma anche altrettanto tetro: averlo letto contemporaneamente a "Residenza per signore sole" - altro titolo che non fa certo venire in mente il carnevale di Rio - non è stata una scelta felice per il mio stato d'animo.
E' indubbiamente uno dei libri più opprimenti che abbia mai letto e che potrebbe essere devastante se affrontato in una condizione di precario equilibrio psichico.

Una piccola menzione la merita Teddington, un sobborgo a sud-ovest di Londra citato nel libro: guardate su Google immagini quanto è carino, cimitero compreso.

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