martedì 18 aprile 2023

"Horrorstör", Grady Hendrix



Cleveland (Ohio), primo giovedì di giugno di un anno non specificato. Sono le 7.30 del mattino e i dipendenti dell'ipermercato Orsk di Cuyahoga County sarebbero pronti per iniziare a lavorare... se solo riuscissero a entrare! Nel meccanismo, solitamente perfetto, qualcosa si è inceppato: la porta di accesso del personale è bloccata e la scala mobile riservata al pubblico scorre al contrario. Nulla che i tecnici non possano risolvere e, infatti, la giornata comincia, anche se in ritardo. Ma da qualche settimana stanno succedendo altre stranezze: agli addetti alle vendite continuano ad arrivare SMS con una sola parola nel messaggio: AIUTO. E al mattino c'è sempre qualcosa che non va: un divano sporco, qualcosa di rotto, un disordine che alla chiusura non c'era. E le telecamere di sorveglianza non rilevano alcuna anomalia.
Per il vicedirettore Basil - che onora l'azienda come un dio - tutto ciò è inaccettabile e, deciso a far luce sull'enigma, arruola Amy e Ruth Ann (solo perché nessun altro dipendente ha accettato): loro tre passeranno un'intera notte dentro all'immenso negozio, organizzeranno dei turni di ronda e troveranno il vandalo! E invece al primo giro di perlustrazione quelli che trovano sono due colleghi: hanno avuto la stessa idea, però loro solo lì per dare la caccia ai fantasmi.

"Orsk: la tua vita, il tuo stile, i nostri mobili"

Gli Orsk sono l'equivalente americano di Ikea: ne imitano i nomi, lo stile, la progettazione, la struttura, la disposizione, lo spirito. Sono soltanto più economici. E non esistono nella realtà.

Lo statunitense Grady Hendrix - autore, giornalista e sceneggiatore, con diversi romanzi all'attivo - se li è inventati nel 2014 facendo ruotare attorno al negozio 
#00108 di Cuyahoga County il suo "Horrorstör".

Un prodotto assolutamente geniale: nonostante come libro riesco a giudicarlo, molto magnanimamente, una boiata colossale (ma è quello che penso dei vari filmetti horror di serie B che un tempo mi ostinavo a guadare finché mi sono fatta un po' più furba e ora li evito, con qualche sporadica ricaduta), sono affascinata dalla sua originalità e mi dispiace averne comprato la versione digitale. Al prossimo giro in libreria lo cercherò per sfogliarlo e vedere se ha anche la carta patinata, oltre a presentarsi come un catalogo Ikea, a cominciare dalla splendida copertina.

Chiaramente sul Kindle non si gode della bellezza dell'oggetto che ho visto cercando le immagini in rete, ma Hendrix riesce a trasmettere la sensazione di girovagare all'interno dell'Orsk/Ikea, spostandosi (per trentun volte!) sul "sentiero brillante e luminoso" insieme ai personaggi, osservando mobili (di cui ci vengono fornite immagini e schede tecniche) e suppellettili di vario genere.

Poi inizia la parte horror dove l'autore deve essere arrivato dopo aver esaurito tutta la fantasia (oppure pensando di aver già dato abbastanza con il confezionamento), limitandosi ad attingere a una filmografia di genere (scadente e parecchio datata), senza poter godere della facilità con cui sullo schermo si riesce a generare uno scatto di spavento anche solo con un rumore improvviso.
E l'ambientazione - che è il punto forte del libro - in chiave horror diventa penalizzante perché un ipermercato infestato non può reggere il confronto con una vecchia casa di legno.

Ma a deludermi non è stato tanto l'horror (da cui mi aspettavo quel poco che ho avuto) quanto la mancata promessa della sinossi che descrive il libro "
una satira del consumismo e della natura degradata del lavoro nella nuova economia del XXI secolo".
No.
Qui Hendrix (o chi per esso) ha mirato decisamente troppo in alto. Questi grandi contenuti si riducono a un unico attacco alla società odierna (
"La gente viene qui tutto il giorno solo per passare il tempo, mangiare polpette, lasciare i figli nel Playland, navigare in internet e bere caffè."), ma nelle restanti 264 pagine non c'è nulla di significativo e creare due personaggi che vivono il proprio lavoro in modo opposto è inutile se chi scrive non aggiunge riflessioni serie in proposito, senza contare che essere un addetto alle vendite può piacere o meno, ma di sicuro non è un lavoro degradante.

E a un certo punto compare una scritta - 
"Il lavoro libera"- volutamente troppo simile a quella di Auschwitz, senza alcun rispetto per chi sotto a quell'insegna c'è passato davvero, solo una volta, senza riuscire a tornare indietro.

Reading Challenge 2023, traccia annuale di marzo: un libro horror