venerdì 7 aprile 2023

"Nel paese delle fiabe", Saverio Simonelli

 

Passaggi di dogana è una bella collana della Giulio Perrone Editore dove alle città o nazioni trattate viene associato un loro personaggio illustre. Inutile dire che nella mia wish list c'è "La Genova di De André", ma non è il solo.

L'accoppiata di questo è data dai fratelli Grimm con la Deutsche Märchenstraße, la strada delle fiabe, ed eccola qui, 664 chilometri con 70 luoghi di interesse:


Tratto dal documentario "Sulla strada dei Grimm", realizzato in coproduzione con il Goethe-Institut, "Nel paese delle fiabe" si propone di essere una via di mezzo fra un diario di viaggio e una guida, senza riuscire a essere né uno né l'altro perché manca proprio il richiamo turistico. O forse è mancato a me che amo la Germania per le sue bellezze naturali e architettoniche. E che un po' posso dire di conoscere avendole dedicato le vacanze estive dal 2007 al 2012 compresi (precedute da mesi di studi capillari): da qui la delusione provata trovando - per un'area vasta di cui ho visitato soltanto Gottinga - qualche cenno vago e spesso non rilevante.

Che tutto sia solo accennato lo si capisce già dal numero delle pagine (144) e dal fatto che dei 70 punti di sosta della strada delle fiabe ne vengano citati pochissimi.

Il viaggio inizia da Francoforte: direi inspiegabilmente perché la prima tappa (o l'ultima, dipende da dove la si affronta) della strada delle fiabe è Hanau, in Assia, dove Jacob (l'austero) e Wilhelm (il poetico) Grimm nacquero, rispettivamente nel 1785 e 1786 (morendo poi a Berlino nel 1863 e 1859, a 78 e 73 anni), per cui Francoforte qui è di troppo, ma ci sono stata e posso mettere una foto scattata nel 2010:


Invece è con questo monumento, costruito alla fine dell'800 grazie all'autotassazione della cittadinanza, che Hanau ricorda i suoi celebri figli:


Simonelli ripercorre la vita dei due a partire dal 1808, anno in cui i Grimm, laureati in Giurisprudenza a Marburg, si affacciarono alla scena culturale tedesca, iniziando quattro anni più tardi a lavorare sulle fiabe, cosa che continuarono a fare per quasi mezzo secolo, sempre in coppia.

Man mano che si procede l'autore parla più delle fiabe che di loro, facendo di tutte quelle citate spoiler clamorosi, almeno per me che - non avendo amato il genere neppure da bambina - conoscevo giusto le più famose, "Biancaneve", "Cappuccetto rosso" e "Pollicino", più qualche altra solo per il titolo (ma voi lo sapevate che i musicanti non arrivarono mai a Brema?!? E che la bella addormentata si chiamasse Rosaspina? Io no).

"La fiaba rappresenta una mentalità popolare e popolana che crede più nell'astuzia che nell'intelligenza, che capovolge le gerarchie sociali, che inventa la rivincita dei piccoli e furbi sui potenti baciati dalla fortuna e da rassicuranti eredità."

Come dicevo, i posti citati sono davvero pochi.

Abbiamo Alsfeld:


 Hannoversch Münden:


Kassel, nel cui museo dedicato ai due fratelli è conservata la copia originale delle "Fiabe per bambini e del focolare", patrimonio dell'umanità dall'UNESCO dal 2006:


Marburg, che nei miei "anni tedeschi" avevo preso più volte in considerazione come base per una vacanza finendo poi sempre col bocciarla esattamente per il motivo per cui Wilhelm Grimm se ne lamentava nelle lettere scritte a Jacob quando questi era a Parigi: "Questa città è tutta una scala". E ancora: "Credo ci siano più scale per le strade che nelle abitazioni. In una qualsiasi di queste case ci si può entrare dal tetto".
Capirai... qui a Genova c'è chi ha sfruttato la verticalità della città per fare del tetto piatto il parcheggio condominiale!


Con un bel salto (si cambia anche Land, passando dall'Assia alla Bassa Sassonia) si arriva a Gottinga, dove sono stata nel 2009:


A Brema, punto di arrivo, Simonelli dedica uno spazio abbastanza ampio, spiegando perché i Grimm l'avessero scelta come destinazione dei quattro musicanti e, da lì, il rapporto della città con la musica, non dimenticando il suo piccolo quartiere medievale, lo Schnoor:


Il libro si conclude con l'autore in volo verso l'Italia, mentre osserva dall'alto la Germania.

Paradossalmente la parte che ho amato di più è quella che dedica non a questa, ma a un'altra strada tematica, la Fachwerkstraße, cioè la strada delle mie adorate case a graticcio, che si snoda per 2.800 chilometri toccando Bassa Sassonia, Sassonia-Anhalt, Turingia, Assia, Baden-Wurttemberg e Baviera: basta la visione di quelle casette con travatura a vista per essere catapultati nel Medioevo. O in una fiaba...

Ma in definitiva il libro è molto diverso da quello che mi aspettavo ed è complesso, non tanto nel linguaggio, ma per le considerazioni filologiche di cui l'autore è maestro. Chiedermi, come Simonelli fa ed esorta a fare, se la fiaba vive o sopravvive è l'ultima domanda che mi farei e le sue analisi, indubbiamente accurate, più che interessarmi hanno finito col respingermi.

Riporto come esempio un passaggio descrittivo di Hansel e Gretel:

"E' un mondo immenso e grande come un gigante perché non ne vediamo mai i confini. La topografia non esiste e qualsiasi indicazione è un'iperbole. Loro, i personaggi, sono catapultati là in mezzo come se davvero piovessero direttamente dal cielo. Attraversano la scena come foglie d'autunno ma, invece di cadere, sembra vadano a finire da un'altra parte, nel paese del per sempre. E' quindi un libro d'aria, di meravigliosa inconsistenza visto da quaggiù, ma onnipresente nel panorama dei desideri. Come le nuvole."

Per chi volesse fare della Strada delle Fiabe un itinerario per una prossima vacanza consiglio la lettura del post che gli ha dedicato il mio amico Wolfgang Pruscha nel suo sito, Viaggio in Germania, sempre bello e accurato.

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