"Ripetuto il nome di Cristo diciamo, comandiamo e statuiamo di condannare la suddetta monaca per castigo e penitenza a perpetua prigionia nel monastero di Santa Margherita dove in piccolo carcere venga rinchiusa, la cui porta si abbia a serrare mediante muro formato di calce e sassi e quivi dimori finché avrà vita, così chiusa e murata di giorno come di notte, fino al suo trapasso."
E' questa la sentenza che si abbatte su Suor Virginia Maria, che tutti conosciamo come la Monaca di Monza. Ma Marianna, nata a Milano il 4 dicembre 1575, era stata colpita da una prima condanna quando, tredicenne, si era vista imporre la clausura dal padre, Don Martín de Leyva, conte di Monza, che aveva già chiaro come usare per sé i soldi della dote che la figlia aveva ricevuto in eredità dalla madre.
E Marianna non aveva potuto contare sull'appoggio di Clara, la zia che l'aveva cresciuta, convinta che per una donna fosse preferibile chiudersi in un convento anziché maritarsi.
Senza fare sconti alle colpe (e chiaramente non mi riferisco ai "peccati" carnali) dei vari personaggi, questa è una storia antica che porta a serie riflessioni sul presente, sulla fortuna che abbiamo avuto nel nascere in un'Europa lontana da certe imposizioni e al riparo dall'ignoranza religiosa e su come questo discorso ancora non valga per il mondo intero.
Perché cosa è successo in seguito lo sappiamo tutti. Avevo nove anni quando mia sorella mi ha letto "I promessi sposi": lei li studiava al liceo, io la ascoltavo e il triste destino della suora mi aveva colpita più di ogni altra vicenda descritta da Manzoni.
Ma solo leggendo questa splendida biografia di Marina Marazza - nata Migliavacca - ho scoperto quanto la mia conoscenza fosse superficiale (una delle cose che ignoravo è che Tommaso Marino, nonno materno di Marianna, fosse un banchiere genovese).
Opera prima, scritta nel 2014, "Il segreto della monaca di Monza" è un bel tomo di 528 pagine che scorrono veloci grazie a una prosa associabile più a un romanzo che a un saggio.
Ma, attenzione, non si tratta assolutamente di un romanzo storico: tutto ciò che l'autrice racconta è reale, personaggi, luoghi, date ed eventi, con anche interessanti rimandi a fatti storici non collegati alla vicenda e avvenuti in anni precedenti, come il processo alle streghe di Triora e l'espulsione degli ebrei da Milano per volere del re di Spagna nel 1597.
La Marazza coinvolge al punto da far dimenticare quale sia stato il destino della monaca e di Osio: creare suspense raccontando fatti noti non è da tutti, ma lei ci riesce, al punto che mi sono ritrovata a infastidirmi per lo spoiler fatto dai titoli di alcuni capitoli, per poi provare subito imbarazzo per l'assurdità della mia reazione...
Sono felice che esista un seguito ideale, "Miserere", che ha per protagonista Alma, figlia di Marianna e di Giovan Paolo.
Quello deve essere per forza un romanzo storico perché della bambina, nata nell'agosto 1604, non si hanno notizie certe dopo i primi anni passati nella residenza degli Osio, ma da una penna così sarà senz'altro uscita una storia appassionante.
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