martedì 20 agosto 2024

"L'estate di Garlasco", Francesco Caringella

 

Garlasco (Pavia), 13 agosto 2007.
Alle 9.10 Chiara Poggi, 26 anni, disattiva l'allarme della villetta di famiglia e apre la porta al suo assassino.
Alle 13.50 dello stesso giorno Alberto Stasi, fidanzato della vittima, ormai giunto sulla soglia della caserma dei carabinieri locali, chiama il 118 affermando che forse "una persona" è stata uccisa.
Il 17 dicembre 2014 lo stesso Alberto Stasi viene condannato a 16 anni con rito abbreviato per quell'omicidio.

Il true crime è un altro genere che non amo, ma in cui ogni tanto inciampo. Può essere strano, considerando quanto mi piacciono i thriller, i gialli e anche i noir, ma leggere di crimini reali mi crea disagio, è un genere che definisco "gossip macabro" e se questo libro non fosse stato scritto (nel 2019) da un autore di cui ho letto tutti gli altri titoli (me ne manca solo uno, ispirato anch'esso a una storia vera) non lo avrei neppure preso in considerazione.

Francesco Caringella è riuscito a cancellare la mia ritrosia scrivendo una storia molto garbata, nel rispetto delle famiglie coinvolte e, soprattutto, della giovane vittima, senza fare sconti alla pessima gestione della scena del crimine e senza sorvolare sulla serie infinita di errori commessi.

Il caso di Chiara Poggi è uno di quelli che tutti ricordiamo per via della grande attenzione mediatica di cui è stato oggetto. Non tutti gli omicidi vengono trattati allo stesso modo dai media, solo alcuni finiscono per fare storia: Novi Ligure, Erba, Avetrana, Garlasco...
Crimini brutali con l'aggravante di essere stati compiuti da qualcuno che le vittime conoscevano, spesso che addirittura amavano.
Ma il clamore non sempre è automatico e omicidi altrettanto gravi non vanno oltre alla notorietà locale: misteri del giornalismo, al pari di certe guerre di cui si fa un gran parlare per un tot di tempo e che poi spariscono dai titoloni di giornali e telegiornali, come se fossero finite, quando non è così.

E i titoli sono grosso modo l'unica cosa che leggo della cronaca nera, per cui sapevo che Stasi era stato condannato per l'omicidio dopo un bel po' di anni, ricordavo alcuni particolari, ma non conoscevo i vari passaggi che hanno portato alla condanna dopo due precedenti assoluzioni.

Questo libro spiega tutto, o per lo meno spiega tutto quello che è possibile spiegare: Stasi non è reo confesso, si è trattato di un processo indiziario. Diciannove indizi, nessuna prova.

"L’indizio è una prova logica, basata sul ragionamento, non sull’evidenza. Con la prova indiziaria si arriva a un fatto sconosciuto da uno conosciuto al quale il primo è legato da un rapporto di implicazione necessaria e stringente. Per giustificare una condanna, gli indizi devono essere certi, precisi e concordanti, dando luogo a un mosaico che non si può spiegare se non con la colpevolezza."

E i diciannove indizi erano certi, precisi e concordanti: lo hanno deciso i giudici e direi che hanno fatto bene. Mi sembra solo assurdo che abbiano escluso l'aggravante della crudeltà: Chiara è stata colpita violentemente da dieci a quindici volte alle spalle mentre scappava. Non è morta sul colpo, ma in un lasso di tempo inferiore ai trenta minuti. Non è stato abbastanza crudele?

E mentre Stasi, in carcere dal 12 dicembre 2015, da dicembre dell'anno scorso può uscire ogni giorno per esercitare il suo lavoro di contabile, Chiara Poggi è morta per sempre.

Ma chiudo con una nota di biasimo per l'autore.

Questo è il prologo del libro:


E questo è l'inizio del quarto capitolo de "Il colore del vetro":


Nel primo caso il protagonista del prologo è Francesco Attolico, inutile personaggio di fantasia che riveste il ruolo di funzionario di cancelleria nell'ultimo processo contro Stasi. Nel secondo Maurizio Salinaro è il protagonista del libro. I due capitoli proseguono praticamente identici, cambiano i nomi e qualche altro dettaglio, ma Caringella ha assurdamente plagiato se stesso.
Capisco che l'opera prima non avesse raccolto un gran numero di lettori, ma è davvero una mossa priva di senso (anche perché, diciamolo, non si trattava certo di una presentazione imperdibile!).

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