mercoledì 14 agosto 2024

"La bottega del cioccolato", Philibert Schogt

 

Toronto (Canada), inizio primavera 2001. Joop Daalder, nato in Olanda nel 1939, vive da trent'anni in Canada dove si era trasferito con moglie e figlio inseguendo un sogno, quello di sfornare praline di cioccolato dal mattino alla sera. Sogno realizzato: dopo un primo anno di assestamento, la Cioccolateria Daalder era diventata un punto di riferimento per la città e per chi sapeva riconoscere e apprezzare l'eccellenza del prodotto.
Ma adesso tutto è cambiato: l'apertura di un lussuoso MegaDali ha fatto capitolare in fretta i piccoli negozi della via. E il pensionamento forzato inasprisce il già terribile caratteraccio di Joop, accentuando il senso di emarginazione che lo aveva accompagnato fin da bambino.

Come il protagonista del libro, anche il suo autore è nato in Olanda (ad Amsterdam, nel 1960) e si è poi trasferito in Canada, dove è cresciuto tornando successivamente in patria.

"La bottega del cioccolato", scritto nel 2002, titolo originale "Daalder", di dolce ha solo la copertina e la descrizione delle praline sfornate da Joop: ringrazio il caldo infernale di questi giorni perché mi ha impedito di ingozzarmi di cioccolato, tanta è la voglia che le descrizioni del libro scatenano!

La storia inizia dal presente, quando Joop ha 62 anni ed è costretto a chiudere bottega: uno dei tanti casi in cui il più forte (la catena di supermercati MegaDali) schiaccia il più debole. Non solo la cioccolateria, ma anche il gelataio italiano, la drogheria vietnamita e tutte quelle attività minori che non possono competere con i giganti (e qui Schogt cade in fastidiosi stereotipi con l'italiano che fa una sceneggiata quando perdono la causa in tribunale e i vietnamiti remissivi che, invece, accettano la misera buonuscita offerta lasciando immediatamente libero il locale).

Con la chiusura del negozio c'è il salto temporale nel passato, con Joop bambino, terzo figlio tardivo e non voluto di una coppia di intellettuali già ampiamente soddisfatti dalle due figlie maggiori plasmate a loro immagine, tutti e quattro indifferenti a quell'intruso impermeabile alla cultura e alla musica che tanto li appassiona.

Joop cresce quindi come un corpo estraneo alla famiglia e non c'è da stupirsi se, più che in altezza, cresce in scontrosità e scortesia.
Ho letto pesanti critiche su questo personaggio, che di certo non è accattivante, ma che va capito, senza contare che chi lo considera odioso in ambito lavorativo chiaramente non si è mai trovato a contatto con il pubblico!

"Che modo stupendo di andarsene": è così che Joop ricorda il suo maestro, morto a 68 anni mentre insultava un cliente ^^

Da genovese apprezzo sempre i personaggi burberi e il libro è stata per me una piacevole lettura, con un finale bello in tutta la sua amarezza, un cane dal nome simpatico (Ronnie-Boy Johnjhon) e qualche stoccata animalista dell'autore, con animali cucinati che odorano di decomposizione e con le "bancarelle dell'orrore" che al mercato espongono lepri e conigli scuoiati e teste di agnello mozzate.

Reading Challenge 2024, traccia vagabonda agosto: Paesi Bassi