Fair Hills (New Jersey). Edna Louise (Bliss) Rampike avrebbe compiuto 7 anni il giorno dopo, ma verso mezzogiorno del 29 gennaio 1997 il suo cadavere viene trovato nel locale caldaia della grande casa di famiglia al 93 di Ravens Crest Drive. Era stata la madre alle sei del mattino ad accorgersi che la bambina non era nel suo lettino. Dopo averla sommariamente cercata aveva svegliato il figlio maggiore, Skyler, 9 anni, che nell'intontimento del brusco risveglio (e non solo per quello) non riusciva a capire perché la madre continuasse a chiedergli cosa avesse fatto a Bliss, dove avesse portato la sua sorellina, se l'avesse nascosta lui...
Ma lui ricordava soltanto di essersi rifiutato di aiutare Bliss quando la sera prima era entrata in lacrime nella sua stanza chiedendogli per l'ennesima volta di aiutarla a sistemare il letto perché aveva di nuovo bagnato le lenzuola.
Dieci anni dopo la voce della sorellina rimbomba ancora nelle sue orecchie. Adesso ne ha 19 e crescendo ha sviluppato una forte dipendenza dai farmaci. Dopo la morte di Bliss è passato da un centro di recupero all'altro e ora è pronto a raccontare la sua verità su quell'omicidio che ha interrotto la vita di Bliss e distrutto la sua.
Scritto nel 2008, "Sorella, mio unico amore" è un romanzo di fantasia fino a un certo punto perché fortemente ispirato a un vero fatto di cronaca accaduto negli Stati Uniti il giorno di Natale del 1996. La bambina uccisa nella realtà si chiamava JonBenet Ramsy, aveva 7 anni ed era una reginetta di bellezza.
Avevo registrato su Sky Crime il documentario dedicato al suo caso e ho iniziato a guardarlo dopo aver finito il libro, ma dieci minuti mi sono bastati per inquadrare il pessimo taglio gossipparo della trasmissione. Mi sono quindi accontentata di leggere la pagina dedicata al caso su Wikipedia e direi che le analogie fra la morte della bambina vera e quella inventata dall'autrice sono quasi totali.
Cambia il finale perché se l'omicidio di JonBenet è un cold case senza colpevole, nel libro non mancano invece gli sviluppi e - dopo aver letto Wikipedia - li trovo del tutto plausibili.
La Oates fa raccontare la storia da Skyler, il fratello di Bliss, maggiore di tre anni. Ne aveva quindi nove quando la sorella è stata uccisa ed è dieci anni dopo (nel 2007) che inizia a scrivere quello che definisce "documento".
Un documento eccezionalmente lungo. Troppo lungo. E' questo l'unico difetto del libro: 672 pagine sono troppe e - se nei primi due terzi ho amato le tante divagazioni della Oates, apprezzando il modo in cui sfrutta le note, i meravigliosi passaggi dalla prima alla terza persona e la sua grande capacità di concatenare i discorsi (è il libro con il maggior numero di parentesi che abbia mai letto, senza far mai perdere il filo al lettore in certi punti ricorre anche alle parentesi quadre, in aggiunta a quelle tonde) - nelle ultime duecento pagine che precedono la cinquantina finale la storia perde dinamismo diventando a tratti anche noiosa.
Questo succede in particolare in uno degli ultimi capitoli, il più lungo, dove viene raccontata la vita di Skyler dopo la morte della sorellina ("E dal quel momento vissero tutti orribilmente") e mi dispiace non essermi appassionata anche a lui, che è un'altra vittima della vicenda, un bambino e poi un ragazzo davvero sfortunato (altro che David Copperfield).
Bliss e Skyler, due bambini con un padre assente che misura l'affetto per i figli in proporzione alle soddisfazioni che riesce a trarre da loro e con una madre irrisolta che riversa sulla figlia (dopo averci già provato col maschio) le sue ambizioni mancate.
Mentre la madre di JonBenet iscriveva la figlia ai concorsi di bellezza (quelle pagliacciate tremende dove i bambini vengono agghindati da adulti per il godimento di genitori malati di successo e dei pervertiti), la Oates fa di Bliss una pattinatrice prodigio a cui non viene risparmiato l'obbligo di trasformarsi in femme fatale sotto le luci dei riflettori ("Mamma l’aveva addestrata a spalancare gli occhi blu cobalto e a sorridere in un certo modo").
Una donna che appena un anno dopo aver perso la figlia lancia una linea cosmetica tutta sua, "Profumo del paradiso", con tanto di bambola con le fattezze di Bliss.
Un libro denuncia, molto preciso, eccetto quando - all'inizio del capitolo intitolato "Profanatore" - ci dice: "La telefonata arrivò poco dopo le otto di mattina del 29 gennaio 1997. Era un sabato"
Ma ci vuole tanto a controllare?!?
Ma lui ricordava soltanto di essersi rifiutato di aiutare Bliss quando la sera prima era entrata in lacrime nella sua stanza chiedendogli per l'ennesima volta di aiutarla a sistemare il letto perché aveva di nuovo bagnato le lenzuola.
"Skyker, aiutami, nel mio letto c'è qualcosa di brutto"
Dieci anni dopo la voce della sorellina rimbomba ancora nelle sue orecchie. Adesso ne ha 19 e crescendo ha sviluppato una forte dipendenza dai farmaci. Dopo la morte di Bliss è passato da un centro di recupero all'altro e ora è pronto a raccontare la sua verità su quell'omicidio che ha interrotto la vita di Bliss e distrutto la sua.
Scritto nel 2008, "Sorella, mio unico amore" è un romanzo di fantasia fino a un certo punto perché fortemente ispirato a un vero fatto di cronaca accaduto negli Stati Uniti il giorno di Natale del 1996. La bambina uccisa nella realtà si chiamava JonBenet Ramsy, aveva 7 anni ed era una reginetta di bellezza.
Avevo registrato su Sky Crime il documentario dedicato al suo caso e ho iniziato a guardarlo dopo aver finito il libro, ma dieci minuti mi sono bastati per inquadrare il pessimo taglio gossipparo della trasmissione. Mi sono quindi accontentata di leggere la pagina dedicata al caso su Wikipedia e direi che le analogie fra la morte della bambina vera e quella inventata dall'autrice sono quasi totali.
Cambia il finale perché se l'omicidio di JonBenet è un cold case senza colpevole, nel libro non mancano invece gli sviluppi e - dopo aver letto Wikipedia - li trovo del tutto plausibili.
La Oates fa raccontare la storia da Skyler, il fratello di Bliss, maggiore di tre anni. Ne aveva quindi nove quando la sorella è stata uccisa ed è dieci anni dopo (nel 2007) che inizia a scrivere quello che definisce "documento".
Un documento eccezionalmente lungo. Troppo lungo. E' questo l'unico difetto del libro: 672 pagine sono troppe e - se nei primi due terzi ho amato le tante divagazioni della Oates, apprezzando il modo in cui sfrutta le note, i meravigliosi passaggi dalla prima alla terza persona e la sua grande capacità di concatenare i discorsi (è il libro con il maggior numero di parentesi che abbia mai letto, senza far mai perdere il filo al lettore in certi punti ricorre anche alle parentesi quadre, in aggiunta a quelle tonde) - nelle ultime duecento pagine che precedono la cinquantina finale la storia perde dinamismo diventando a tratti anche noiosa.
Questo succede in particolare in uno degli ultimi capitoli, il più lungo, dove viene raccontata la vita di Skyler dopo la morte della sorellina ("E dal quel momento vissero tutti orribilmente") e mi dispiace non essermi appassionata anche a lui, che è un'altra vittima della vicenda, un bambino e poi un ragazzo davvero sfortunato (altro che David Copperfield).
Bliss e Skyler, due bambini con un padre assente che misura l'affetto per i figli in proporzione alle soddisfazioni che riesce a trarre da loro e con una madre irrisolta che riversa sulla figlia (dopo averci già provato col maschio) le sue ambizioni mancate.
Mentre la madre di JonBenet iscriveva la figlia ai concorsi di bellezza (quelle pagliacciate tremende dove i bambini vengono agghindati da adulti per il godimento di genitori malati di successo e dei pervertiti), la Oates fa di Bliss una pattinatrice prodigio a cui non viene risparmiato l'obbligo di trasformarsi in femme fatale sotto le luci dei riflettori ("Mamma l’aveva addestrata a spalancare gli occhi blu cobalto e a sorridere in un certo modo").
Una donna che appena un anno dopo aver perso la figlia lancia una linea cosmetica tutta sua, "Profumo del paradiso", con tanto di bambola con le fattezze di Bliss.
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