sabato 31 agosto 2024

"L'incubo di Hill House", Shirley Jackson

 

Hillsdale (Michigan), anni Sessanta del secolo scorso, estate. Esistono davvero le case possedute? Il professor John Montague, antropologo con una forte attrattiva per il paranormale, ne è convinto, motivo per cui ha affittato per tre mesi Hill House, magione dalla particolare struttura architettonica e teatro di alcuni tragici eventi che le hanno fatto guadagnare la fama di casa stregata. Per dimostrare le sue teorie contatta una dozzina di persone che in passato si sono trovate al centro di fatti inspiegabili, ma il 21 giugno due soltanto si presentano al cancello della casa. Due donne, Eleanor e Theodora, la prima protagonista di un poltergeist quando era dodicenne, la seconda una banale cartomante. A loro si aggiunge Luke, nipote della proprietaria. E, naturalmente, il professore.
Basterà questo quartetto a svelare i misteri di Hill House?
A Shirley Jackson è stato sufficiente per scrivere quello che viene considerato il suo capolavoro.

"In questa casa non si muove niente finché non guardi dall’altra parte, e allora fai appena in tempo a vedere qualcosa con la coda dell’occhio."

Quando finisco un libro mi piace sempre recuperare la sua trasposizione sullo schermo, ho una lista abbastanza lunga di film e di serie TV di cui rimando la visione per poter leggere prima il romanzo a cui sono ispirati.
Le volte in cui ho invertito le due esperienze si contano sulle dita di una mano e una è questa.

Purtroppo non è andata come con "L'esorcista" di Blatty (letto molti anni fa quando avevo già visto il film almeno due o tre volte, eppure era riuscito a terrorizzarmi lo stesso, uno dei pochi libri capaci di farmi davvero paura), anche se la precedente visione della serie TV del 2018 è responsabile della mia delusione in maniera molto relativa.

La colpa, semmai, va alle grandi aspettative che avevo dopo aver sempre sentito parlare de "L'incubo di Hill House" in maniera eccezionale e anche per il bel ricordo che avevo de "La lotteria", piccola raccolta di racconti letta cinque anni fa, l'unica mia esperienza con la Jackson.

Questa volta ho trovato di inquietante e interessante la parte relativa alla storia della casa (purtroppo è anche più marginale di quanto mi sarebbe piaciuto) costruita ottant'anni prima rispetto al presente narrativo, più un paio di episodi che accadono alla protagonista, Eleanor, mentre ho patito la superficialità - più o meno apparente - di tutti i personaggi e soprattutto i dialoghi, per la maggior parte vuoti e sciocchi.

Di sicuro riuscire a spaventare è molto più facile per un regista che per uno scrittore: una porta che sbatte sullo schermo o il suono improvviso di sussurri e risate che sembrano provenire dal nulla ci fanno sobbalzare sulla poltrona, mentre ci vuole molta immaginazione per impressionarsi leggendo dell'erba che si piega come se qualcuno la stesse calpestando quando in realtà nessuno ci sta camminando sopra.
E' il motivo per cui il genere horror in letteratura è quello che più facilmente mi lascia scontenta.
Anche questa volta.

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