Londra, 2014. Sono passate due settimane dal matrimonio di Posy e Sebastian e tutto procede a gonfie vele, anche gli affari della libreria, ora rinominata Happy Ever After, che adesso vende esclusivamente romanzi rosa.
E Verity Love, la vicedirettrice, vorrebbe anche credere nelle storie a lieto fine alla "Orgoglio e pregiudizio", il suo mantra, letto decine e decine di volte, tanto da avere sempre la citazione giusta in ogni frangente delle sue giornate. Ma Verity ha chiuso con l'amore, dopo aver spezzato il cuore all'unico ragazzo della sua vita, una storia avuta molti anni prima, ai tempi dell'università. Perchè lei è un'introversa, un'asociale, preferisce la compagnia di un libro a quella di un uomo, cosa che Posy e Nina non riescono a capire, ed è per questo che si è inventata un fidanzato, l'oceanografo Peter, stratagemma che le ha permesso di vivere tranquillamente gli ultimi mesi.
Ma più il tempo passa e più le amiche fanno pressione per conoscere il misterioso fidanzato, arrivando perfino a seguirla nel ristorante italiano dove Verity va spesso a rifugiarsi dopo una dura giornata di contatti forzati al lavoro. Ed è per evitare l'imbarazzo di farsi beccare da sola che d'istinto si siede al tavolo di un uomo bellissimo, implorandolo di reggerle il gioco.
Guarda caso anche a Johnny, vittima di un amore non corrisposto, farebbe proprio comodo una fidanzata fittizia per frenare gli incontri che gli combinano gli amici.
E Verity Love, la vicedirettrice, vorrebbe anche credere nelle storie a lieto fine alla "Orgoglio e pregiudizio", il suo mantra, letto decine e decine di volte, tanto da avere sempre la citazione giusta in ogni frangente delle sue giornate. Ma Verity ha chiuso con l'amore, dopo aver spezzato il cuore all'unico ragazzo della sua vita, una storia avuta molti anni prima, ai tempi dell'università. Perchè lei è un'introversa, un'asociale, preferisce la compagnia di un libro a quella di un uomo, cosa che Posy e Nina non riescono a capire, ed è per questo che si è inventata un fidanzato, l'oceanografo Peter, stratagemma che le ha permesso di vivere tranquillamente gli ultimi mesi.
Ma più il tempo passa e più le amiche fanno pressione per conoscere il misterioso fidanzato, arrivando perfino a seguirla nel ristorante italiano dove Verity va spesso a rifugiarsi dopo una dura giornata di contatti forzati al lavoro. Ed è per evitare l'imbarazzo di farsi beccare da sola che d'istinto si siede al tavolo di un uomo bellissimo, implorandolo di reggerle il gioco.
Guarda caso anche a Johnny, vittima di un amore non corrisposto, farebbe proprio comodo una fidanzata fittizia per frenare gli incontri che gli combinano gli amici.
Comincia così il loro sodalizio che vede un'unica regola: non innamorarsi!
Ecco qua il seguito di "La piccola libreria dei cuori solitari", o meglio, dalla sinossi di questo secondo romanzo ho scoperto che Annie Darling in patria ne ha scritto ben più di due, tutti autoconclusivi, ognuno dei quali con un protagonista diverso fra i vari personaggi che gravitano attorno alla libreria. Solo questi due sono stati tradotti in italiano, due anni fa, cosa per me irrilevante perchè comunque non darei all'autrice una terza chance.
Questa copertina è ancora più carina dell'altra, mentre la storia, altrettanto melensa e scontata, riesce incredibilmente ad essere più antiquata della precedente, calpestando "romanticamente" ogni conquista per l'emancipazione femminile con ragionamenti che avrebbero fatto arrabbiare anche mia nonna (classe 1914), una che si scandalizzava alla vista della calzamaglia di Rudolf Nureyev!
Inoltre la personalità della protagonista non regge, non è credibile che una persona sociofobica come Verity vada da sola in un ristorante affollato quasi tutte le serie, tanto per fare un esempio.
E non parliamo dell'uso/abuso di alcuni aggettivi, come gli occhi di Johnny di un azzurro impossibile, lo stesso azzurro impossibile del cielo dopo qualche capitolo, uguale all'azzurro impossibile del mare verso la fine!
Per onestà devo ammettere che l'autrice si è bruciata la già scarsa considerazione che avevo per lei quando, in un delle tante (troppe) descrizioni di menù consumati da Verity (l'asociale!!) alle molteplici feste per compleanni, matrimoni, anniversari, ecc, le fa citare "panini addirittura vegani, senza glutine, senza lattosio, che sapevano di cartone, colla e disperazione"!
Dopo colla e cartone avrei anche sogghignato pensando "vieni a casa mia e poi vediamo chi mangia colla e cartone...", ma quel disperazione non mi è proprio andato giù, un giudizio ignorante e offensivo del tutto evitabile.
Peggio ancora quando, citando dei filetti di pollo presenti nel menù dell'ennesimo banchetto, ci ha tenuto a specificare "polli che, nemmeno una settimana prima, chiocciavano e mangiavano in una fattoria...", suppongo per sottolineare la freschezza delle carni, ma è un pensiero che in me scatena un'infinita tristezza.
E' proprio il motivo per cui 12 anni fa ho smesso di essere onnivora, cioè quando il fatto che gli animali mi piacessero anche nel piatto è diventato un controsenso impossibile da sopportare.
Ed è così che avrò un solo ricordo delle 664 pagine totali scritte dalla Darling che ho letto, quello per quei poveri polli, che voglio pensare teneri da vivi, non certo da morti.
E non parliamo dell'uso/abuso di alcuni aggettivi, come gli occhi di Johnny di un azzurro impossibile, lo stesso azzurro impossibile del cielo dopo qualche capitolo, uguale all'azzurro impossibile del mare verso la fine!
Per onestà devo ammettere che l'autrice si è bruciata la già scarsa considerazione che avevo per lei quando, in un delle tante (troppe) descrizioni di menù consumati da Verity (l'asociale!!) alle molteplici feste per compleanni, matrimoni, anniversari, ecc, le fa citare "panini addirittura vegani, senza glutine, senza lattosio, che sapevano di cartone, colla e disperazione"!
Dopo colla e cartone avrei anche sogghignato pensando "vieni a casa mia e poi vediamo chi mangia colla e cartone...", ma quel disperazione non mi è proprio andato giù, un giudizio ignorante e offensivo del tutto evitabile.
Peggio ancora quando, citando dei filetti di pollo presenti nel menù dell'ennesimo banchetto, ci ha tenuto a specificare "polli che, nemmeno una settimana prima, chiocciavano e mangiavano in una fattoria...", suppongo per sottolineare la freschezza delle carni, ma è un pensiero che in me scatena un'infinita tristezza.
E' proprio il motivo per cui 12 anni fa ho smesso di essere onnivora, cioè quando il fatto che gli animali mi piacessero anche nel piatto è diventato un controsenso impossibile da sopportare.
Ed è così che avrò un solo ricordo delle 664 pagine totali scritte dalla Darling che ho letto, quello per quei poveri polli, che voglio pensare teneri da vivi, non certo da morti.
Reading Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia
di luglio. Lo collego a "La piccola libreria dei cuori solitari" perchè sono della stessa autrice