martedì 9 luglio 2019

"Bugie", T.M. Logan


Londra, giorni nostri. Josepeh Michael Lynch, Joe, ha 34 anni ed è appagato dalla vita. Ama la sua casa e il suo lavoro di insegnante di inglese in una scuola statale, ama i suoi amici e le sue abitudini. Soprattutto ama Melissa, Mel, con cui è sposato da quasi dieci anni, e naturalmente il loro bambino, William, grande appassionato di auto. Il piccolo ha così tante macchinine che, pur avendo solo 4 anni, riconosce tutti i simboli e quasi tutti i modelli.
Non c'è da stupirsi, quindi, se nel tardo pomeriggio del 5 ottobre, un giovedì, mentre sta tornando a casa con il suo papà dal suo comodo seggiolino all'improvviso si mette a gridare "macchimamma, macchimamma" indicando una Golf che in quel momento sta imboccando il parcheggio di un hotel sull'altro lato della strada.
Joe osserva distrattamente il punto che gli indica il figlio e sorride quando si rende conto che non ha visto solo un'auto uguale a quella della sua mamma: la targa è la stessa, si tratta proprio di Mel.
Senza pensarci due volte, inserisce la freccia decidendo di fare una sorpresa alla moglie senza sapere di stare per entrare non solo in un parcheggio, ma in un incubo senza fine...

Besugo è un termine genovese: riferito a un certo tipo di pesce che abbocca all'amo molto facilmente, ma a noi piace affibbiarlo alle persone. Non è un insulto vero e proprio, anzi, è un termine che si usa fra amici, con affetto e tenerezza. Un besugo è una persona buona, ma poco sveglia, un tontolone.

E Joe è la quintessenza del besugo! Mi ha suscitato questo pensiero per ogni singola decisione che prende, per ogni ragionamento che (non) fa, per ogni cosa che vede o che non vede...
Ma non è irritante, non ci si può arrabbiare con un besugo, è così e basta. Ad esempio, non riesce a rovinare il thriller, cosa che invece avrebbe senz'altro fatto un protagonista semplicemente babbeo o imbranato...

Un thriller al 100% psicologico che si snoda nell'arco di una settimana. Sette giorni che stravolgono la vita di quest'uomo, ma senza arrivare a cambiarlo (altrimenti non sarebbe un vero besugo). Non c'è una grande suspense, ma c'è comunque un continuo incalzare di eventi: pur avendo stili di scrittura completamente diversi, Logan mi ha ricordato un po' Dicker per via dei capitoli brevi che si chiudono quasi tutti con un piccolo acme. Si ha voglia di andare avanti, di leggere ancora un po', anche in momenti in cui non se ne avrebbe il tempo.

E il finale è di quelli che piacciono a me: abbastanza sorprendente e che porta a riflettere sui vari accadimenti dando a posteriori l'interpretazione corretta grazie alla giusta chiave di lettura.

Un libro che evidenzia anche la leggerezza con cui esponiamo le nostre vite attraverso i social: nell'era in cui è stato necessario creare leggi a tutela della privacy, spesso siamo noi i primi a comunicare al mondo dove siamo, con chi, cosa stiamo facendo, mangiando, ecc, senza pensare ai possibili rischi. 
Ma senza neppure chiederci a chi possono interessare tutte queste cose quando si è già fortunati se i nostri stati d'animo stanno a cuore a una o due persone...

Una critica per il traduttore: irritanti i 14 "a lavoro" a fronte di un unico corretto "al lavoro".
    
Reading Challenge 2019: questo testo risponde alla Traccia di luglio "un libro con due persone in copertina"