Valle
di Yensyul (Cornovaglia), giorni nostri. Enysyule è un cottage in
granito vecchio di 500 anni da sempre conteso da due famiglie del
posto, i ricchissimi Tremennor e gli umili Roscarrow. Thomasina
Roscarrow, l’ultima anziana proprietaria, è morta da sei mesi
lasciando all’agenzia immobiliare del paese il compito di dare in
affitto il cottage con un vincolo particolare: l’affittuario non
dovrà prendersi cura soltanto della casa, ma anche di Perrin, il
gatto che la abita da sempre…
Perfetta
new entry per la categoria “libri che di bello hanno solo la
copertina”! Tanto bella quanto imprecisa nella versione italiana perchè Perrin è un gatto
nero, non rosso, e anche per il titolo visto che di Natale ce n’è poco e Perrin non lo scopre. So che sono dettagli che danno fastidio solo ai
precisini come me, ma alla Newton Compton sarebbe bastato non modificare la versione originale:
E avrei qualcosa da ridire anche sulla sinossi perché lascia sì intendere un legame fra passato e presente, ma se leggendola mi fosse stato chiaro che la “strana magia nell’aria” non era riferita all’atmosfera natalizia, ma alle visioni della protagonista non lo avrei certo inserito nella mia wish list.
E avrei qualcosa da ridire anche sulla sinossi perché lascia sì intendere un legame fra passato e presente, ma se leggendola mi fosse stato chiaro che la “strana magia nell’aria” non era riferita all’atmosfera natalizia, ma alle visioni della protagonista non lo avrei certo inserito nella mia wish list.
Anche
sorvolando sul fastidio che personalmente provo per queste tematiche,
il romanzo è comunque una favoletta sempliciotta, con la ragazza
dibattuta fra il figlio del proprietario del maniero del villaggio e
il nipote del pescatore e che si affeziona immediatamente (e
assurdamente) a una casa sporca, mal ridotta, priva di corrente
elettrica e di acqua calda e che, soprattutto, ha affittato soltanto
per un anno.
L’assenza
di capitoli, che nella prima parte della lettura mi ha disturbata non
poco, proseguendo è diventata l’unico particolare interessante,
anche se un autore più capace avrebbe saputo creare meglio quella
continuità che penso fosse l’obiettivo di questa scelta.
E
la scrittura è in linea con la trama, banale e poco interessante,
con troppe ripetizioni (Jess vede ben nove cose con la coda
dell’occhio, Perrin raramente miagola, ma gnaula in continuazione,
ecc…) ed espressioni usate, immagino, per fare scena, ma senza
senso, come “un paio di gabbiani che si gridano oscenità” o “la
ragazza malmenata dalle zampe della tempesta” e anche “la canzone
che le riecheggia nella testa, come un filo pendente da un rocchetto
di cotone”.
Estrosità
dell’autrice o di chi ha tradotto, non ho modo di saperlo, di certo
è stato molto più disturbante trovare un povero maiale allo spiedo
nel gioioso elenco degli elementi della festa del paese, citato fra
bancarelle, vin brulé, musicisti e lucine colorate.
Animali trattati
al pari di oggetti.
E buon Natale :-/
Reading
Challenge 2019: questo
testo risponde alla Traccia di dicembre "un libro con la
copertina rossa"