sabato 14 dicembre 2019

"L'emporio dei piccoli miracoli", Keigo Higashino


Città XX, a due ore da Tokyo, settembre 2012. Tre ladruncoli da strapazzo hanno appena compiuto un furto in un alloggio e, non potendo scappare perché l’auto che avevano rubato per darsi alla fuga li ha lasciati a piedi, decidono di nascondersi all’interno di un vecchio emporio abbandonato per poi mischiarsi ai pendolari il mattino successivo. Ma l’emporio Namiya non è stato un negozio normale: nel 1979 grazie ai consigli elargiti dal proprietario era diventato famoso in zona come “l’emporio che risolve i problemi”. E durante la notte Shota, Atsuya e Kohei si renderanno conto di quanto quel posto sia anormale, non solo perché le lettere continuano ad arrivare nonostante siano passati 33 anni, ma soprattutto perché chi le scrive lo ha fatto nel 1979!

Se la sinossi di un libro già nella prima frase parla di “storia magica” e di “piccoli miracoli” non ha nessuna speranza di finire nella mia wish list. Con questo ho ceduto esclusivamente per i 5 punti che mi avrebbe regalato essendo una delle letture Gold di dicembre della mia Reading Challenge e durante la prima delle cinque parti in cui è diviso mi sono stramaledetta per la mia avidità! Poi devo riconoscere che la situazione è migliorata, non troppo, ma quel tanto da non farmi più recriminare per il tempo perso.

Le storie basate sui portali spazio-temporali mi disturbano. Nel corso della vita ho apprezzato soltanto la serie TV “22.11.63” perché è quasi un capolavoro e mi era piaciucchiato “Ritorno al futuro” (solo il primo film) perché avevo 16 anni.
In questo libro la mancata spiegazione del perché i due piani temporali vadano a incrociarsi proprio a distanza di 33 anni lo rende più favoletta che romanzo di “fantascienza”, e infatti non si spaccia come tale, ma questa imprecisione ha aumentato il mio fastidio.

Per contro l’intreccio fra passato e presente ha permesso di dare risalto all’abilità dell’autore nel non facile gioco di incastro perfetto fra le vicende dei vari personaggi. Personalmente ho trovato poco interessanti le storie, ma la bravura c’è e in futuro voglio leggere altro di questo scrittore giapponese specializzato in thriller.

Sarei anche curiosa di sapere come mai all’improvviso sia passato a un genere così diverso. Concordo con mia sorella, viene da pensare che possa essere dipeso da una situazione analoga a quella di Grisham che raccontò di aver scritto “Fuga dal Natale” come ripicca al suo editore che pretendeva da lui un romanzo da vendere sotto le feste imminenti. Quello fu un grande successo anche al cinema, io lo ricordo come un libretto simpatico, nulla di più, e probabilmente finirò con apprezzare maggiormente anche il Keigo Higashino giallista.

Reading Challenge 2019: questo testo è una traccia gold del mese di dicembre