Torino,
giorni nostri. Olimpia Oggenda ha tante cose: quasi 50 anni, un ex
marito, un ex amante, una gatta, una cavia peruviana, una laurea in
architettura, un negozio di arredamento vintage, una socia-amica, un vecchio amico, un antiquario di fiducia e
una famiglia di origine composta da madre, padre, fratello e sorella
minori, ma soprattutto da una zia, Graziella. Si può dire che sia
stata lei a crescerla, in vece di quella madre distaccata, più
interessata ad ostentare la sua vita borghese che a prendersi cura
dei figli, per lo meno di quella maggiore.
E
sarà la zia a coinvolgerla in una faccenda più grande di loro: la
casa di riposo dove entrambe svolgono volontariato è finita nel
mirino di un manipolo di cittadini della Torino bene, ricchi quanto
bastardi, intenzionati a mettere le mani sulla proprietà e sui
lasciti dei passati degenti…
La
vicenda di Villa Paradiso rappresenta solo un piccolo contorno a
quella che è la storia principale: la vita di Olimpia e di tutti i
personaggi che, ruotandole attorno, l’hanno condizionata, nel
bene e nel male.
Una
lettura piacevole, non ricordo come questo titolo sia finito nella
mia wish list, forse per il micio in copertina o più facilmente
perché scritto da una torinese e ambientato a Torino, una città che
da adulta ho imparato ad amare molto. E c’è tanta Torino nel
libro, forse ci sono un po’ troppi riferimenti all’occultismo, ma
c’è anche la Torino elegante e viva che conosco e apprezzo.
Lo
stile della Coppo ricorda moltissimo quello della Oggero e della
Bertola (con qualche fronzolo e divagazione di troppo), un po’ meno
serio rispetto alla prima e un po’ di più rispetto alla seconda: o
a Torino tutti si raccontano così oppure deve essersi ispirata
moltissimo alle sue concittadine, cosa che non mi dispiace affatto.
E’ stata molto brava a trattare in maniera leggera temi pesanti, non solo il difficile rapporto con la madre e le non
semplici questioni familiari, ma anche i pensieri decisamente non
belli che spingono noi cinquantenni a riflettere su cos’è stata la
nostra vita fino ad ora, con la consapevolezza che la strada che abbiamo
davanti è più corta di quella che abbiamo già percorso e che sarà
giorno per giorno sempre più breve.
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Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di dicembre. Lo
collego a "Oltre d'inverno" per la parola inverno nel
titolo