Fairfield
(Connecticut), giorni nostri. Katherine "Casey" Carter ha
quarant’anni quando viene scarcerata dopo aver scontato una
condanna di 15 per l’omicidio di Hunter Releigh III, suo fidanzato
e futuro sposo. Ad attenderla le uniche due persone che le sono
rimaste accanto durante la detenzione: la madre Paula e la cugina
Angela.
Ed
entrambe non condividono la richiesta che Casey fa a Laurie Moran, la
produttrice di “Under Suspicion”: quella di fare della sua vicenda la
nuova puntata della trasmissione. Laurie è perplessa, non si tratta
di un caso irrisolto come quelli che ha precedentemente trattato. Un
tribunale ha già individuato il colpevole e lo ha già condannato.
Ma capisce anche il bisogno che ha Casey, che da sempre si
dichiara innocente, di cercare il vero assassino per riabilitare il
suo nome.
Quarto
romanzo della serie con protagonista Laurie e terzo firmato anche da
Alafair Burke: nell’intervallo fra questa lettura e i due
precedenti scritti a quattro mani, “Così immobile fra le mie braccia” e “La sposa era vestita di bianco”, ho letto l’opera
prima della Burke, “La ragazza nel parco”, che mi ha confermato
l’idea che avevo. I libri di questa serie sono scritti da Mary
Higgins Clark, magari la Burke darà un contributo a livello di idee,
ma lo stile di scrittura è quello solito della vecchia Mary.
Lo
stile e la storia: i libri dell’autrice sono tutti molto simili fra
loro (e comunque continuo ad amarli), soprattutto quelli di questa
serie che – basandosi sulla trasmissione televisiva di cui Laurie è
produttrice – hanno tutti la stessa identica struttura:
presentazione del cold case al lettore con relativi personaggi,
individuazione dei possibili partecipanti alla trasmissione,
allestimento delle interviste/interrogatori, colpi di scena vari fino
al trionfo della verità.
Tutto
banale e scontato, sì, compresi i personaggi descritti,
immancabilmente da jet set, e devo ammettere che arrivata al
quarantottesimo libro di Mary Higgins Clark comincio un po’ ad
accusare la ripetitività. E il conoscerla troppo bene mi ha
portata a pensare che quello/a potesse essere il/la vero/a colpevole fin dalla prima apparizione del personaggio, come poi in effetti era.
Ma
non perdo di vista un altro numero importante: 92, i suoi anni. So
già che mi mancherà tantissimo il suo stile anche perché, pur non
eccellendo in originalità, i suoi libri sono i soli che riescono
sempre a coinvolgermi già dalla prima frase.
Reading
Challenge 2019: per questo testo uso il bonus casata che noi Lost in
Austen ci siamo aggiudicate a novembre