domenica 15 dicembre 2019

"Il miniaturista", Jessie Burton


Amsterdam, 1686. E’ la metà di ottobre quando la diciottenne Petronella Oortman lascia la natia Assendelft per trasferirsi ad Amsterdam ed iniziare la sua nuova vita come moglie di Johannes Brandt, 39 anni, uno dei più ricchi e stimati mercanti della città. Ma non sarà lui ad aprirle la porta della lussuosa abitazione, bensì la sorella Marin. Johannes è in viaggio, ma anche al suo ritorno non riserverà alcuna attenzione a Nella, facendo di lei solo una moglie di facciata. Le farà però un regalo per tenerla occupata: la miniatura della loro casa, aspettandosi che la ragazza si diverta ad arredarla. E’ così che Nella commissiona i primi pezzi all’unico miniaturista che ha trovato fra le inserzioni delle Pagine di Smit...

...una enigmatica figura che sembra sfuggirle continuamente, anche se tra loro inizia un dialogo sempre più fitto, senza parole, ma attraverso piccoli, straordinari manufatti che raccontano i misteri di casa Brandt”. Il virgolettato l’ho copiato pari pari dalla sinossi e non mi trova d’accordo: il punto debole del libro è proprio la figura del miniaturista che non viene approfondita come ci si aspetterebbe dal titolo e non solo.

E’ una storia che si sviluppa in appena tre mesi: in questo breve lasso di tempo i pesanti segreti di famiglia vengono scoperti e le conseguenze che ne derivano raggiungono il loro epilogo, ma tutto avrebbe potuto essere raccontato anche senza miniatura e miniaturista.

Però ho apprezzato la furbizia commerciale dell’autrice nell’ispirarsi a una storia vera: Petronella Oortman è realmente esistita e ha davvero sposato il mercante Johannes che le ha davvero regalato la "casa delle bambole", ora conservata nel Rijksmuseum di Amsterdam. La casa è l'unica cosa che la Petronella del libro e quella reale hanno in comune, pare che la vera Petronella per arredare il suo giocattolo abbia ingaggiato i migliori artigiani dell'epoca arrivando a spendere più denaro di quanto sarebbe servito per arredare una casa vera.


La Burton in certi punti si è però lasciata prendere un po’ troppo dal gusto di romanzare: non è credibile che in quell’epoca, in una Amsterdam sottomessa alle severe regole di comportamento dettate dai Borgomastri che la governavano, potessero instaurarsi legami di amicizia fra padroni e servitù ed è impensabile che questi ultimi potessero prendere iniziative o decisioni. Viceversa è stata bravissima la Burton a ricostruire e raccontare la Amsterdam del XVII secolo che, attraverso la potentissima Compagnia Olandese delle Indie Orientali (la VOC), aveva raggiunto il monopolio del commercio con l'Asia. Ciò che alza moltissimo il giudizio complessivo sono proprio la curatissima ambientazione geografica e la magistrale ricostruzione storica.

Reading Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di dicembre. Lo collego a "Costretta al silenzio" perchè entrambe le autrici sono anglofone