Amsterdam,
1686. E’ la metà di ottobre quando la diciottenne Petronella
Oortman lascia la natia Assendelft per trasferirsi ad Amsterdam ed
iniziare la sua nuova vita come moglie di Johannes Brandt, 39 anni,
uno dei più ricchi e stimati mercanti della città. Ma non sarà lui
ad aprirle la porta della lussuosa abitazione, bensì la sorella
Marin. Johannes è in viaggio, ma anche al suo ritorno non riserverà
alcuna attenzione a Nella, facendo di lei solo una moglie di facciata.
Le farà però un regalo per tenerla occupata: la miniatura della
loro casa, aspettandosi che la ragazza si diverta ad arredarla. E’
così che Nella commissiona i primi pezzi all’unico miniaturista
che ha trovato fra le inserzioni delle Pagine di Smit...
“...una
enigmatica figura che sembra sfuggirle continuamente, anche se tra
loro inizia un dialogo sempre più fitto, senza parole, ma attraverso
piccoli, straordinari manufatti che raccontano i misteri di casa
Brandt”. Il virgolettato l’ho copiato pari pari dalla sinossi
e non mi trova d’accordo: il punto debole del libro è proprio la
figura del miniaturista che non viene approfondita come
ci si aspetterebbe dal titolo e non solo.
E’
una storia che si sviluppa in appena tre mesi: in questo breve lasso
di tempo i pesanti segreti di famiglia vengono scoperti e le
conseguenze che ne derivano raggiungono il loro epilogo, ma tutto
avrebbe potuto essere raccontato anche senza miniatura e
miniaturista.
Però ho apprezzato la furbizia commerciale dell’autrice
nell’ispirarsi
a
una storia vera: Petronella Oortman è realmente esistita e ha
davvero sposato il mercante Johannes che le ha davvero regalato la
"casa
delle bambole", ora conservata nel Rijksmuseum di Amsterdam.
La casa è l'unica cosa che la Petronella del libro e quella reale
hanno in comune, pare che la vera Petronella per arredare il suo
giocattolo abbia ingaggiato i migliori artigiani dell'epoca arrivando
a spendere più denaro di quanto sarebbe servito per arredare una
casa vera.
La
Burton in certi
punti si è però lasciata prendere un po’ troppo dal gusto di
romanzare: non è credibile che in quell’epoca, in una Amsterdam
sottomessa alle severe regole di comportamento dettate dai
Borgomastri che la governavano, potessero instaurarsi legami di
amicizia fra padroni e servitù ed è impensabile che questi ultimi
potessero prendere iniziative o decisioni. Viceversa
è stata bravissima la Burton a ricostruire e raccontare la Amsterdam
del XVII secolo che, attraverso la potentissima Compagnia Olandese
delle Indie Orientali (la VOC), aveva raggiunto il monopolio del
commercio con l'Asia. Ciò che
alza moltissimo il giudizio complessivo sono proprio
la curatissima ambientazione geografica e la magistrale ricostruzione
storica.
Reading
Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di dicembre. Lo
collego a "Costretta al silenzio" perchè entrambe le autrici sono anglofone