Alabama
(Stati Uniti), anni del proibizionismo. Buddy e Sooky sono lontani
cugini e, nonostante la grandissima differenza di età, sono amici
per la pelle. Sette anni lui, più di sessanta lei. Il bambino,
figlio di divorziati, è stato affidato dai genitori a dei parenti
che non si prendono cura di lui e che gli si rivolgono sempre con
rabbia. Lei, una donna cresciuta solo fisicamente, subisce lo stesso
trattamento.
Ma
insieme, grazie anche alla compagnia della cagnolina Queenie,
riescono a trarre gioia e conforto anche dalle piccole cose, come preparare una trentina di panfrutto da
spedire agli amici per Natale, scegliere un albero e addobbarlo con
decorazioni disegnate da loro e costruire uno per l’altra il regalo
che si scambieranno la mattina del 25.
Breve
racconto autobiografico scritto da Capote nel 1956, un ricordo tenero
e commovente, dove il Natale è solo un pretesto per raccontare il
vero protagonista, cioè questo rapporto di amicizia unico e particolare.
A
sessant'anni di distanza potrebbe diventare una bella storia contro il
materialismo: la povertà e la solitudine non lasciano la libertà di
scegliere se essere vittime del consumismo e io, da non credente,
posso solo sogghignare per la commercialità del Natale, ma che le
cose importanti siano altre vale per chiunque ogni giorno dell’anno.
Sono
comprese
le illustrazioni di Beth Peck, in bianco e nero sul Kindle, ma che
sono riuscita a vedere a colori sul cellulare grazie alla app Moon
Reader: talmente
belle da voler comprare il librino per averle su carta. Giusto a proposito
dell’essere materialista...
Reading
Challenge 2019: questo testo risponde alla traccia casata di dicembre
"un libro con la parola Natale nel titolo"