Genova,
luglio 1952. E’ notte quando un gozzo prende il largo lasciandosi
alle spalle il cuore del centro storico dirigendosi
verso levante. A bordo due uomini, uno rema, l’altro è
morto. Il giorno dopo il gozzo viene portato in secca da un pescatore
sulla spiaggia di Boccadasse. Il colonnello dei carabinieri Enrico
Anglesio si troverà davanti un cadavere con scarpe di cuoio e una
pistola dotata di silenziatore, accanto una bisaccia con dentro del
pane e due cipolle di Tropea, introvabili a Genova e lui lo sa bene
perché le cerca da giorni per fare la caponata, ma non le vende
nessuno, neppure al mercato orientale e lì si trova sempre tutto! Ma
forse in Sottoripa qualcuno le ha...
Racconto
consigliato da alcune mie compagne di casata e che a mia volta
consiglio a chi leggerà queste righe, suggerendo di fare in fretta
perché attualmente è ancora scaricabile gratuitamente su Amazon e
su IBS.
E non lo consiglio solo perché è in omaggio, ma perché
vale la pena di leggerlo.
Un giallo vecchio stile, in
linea con l’ambientazione anni ‘50. Un giallo intelligente con un
bel protagonista, questo colonnello cinquantenne (da inquadrare come
un attuale sessantenne, o più), ex partigiano, con quel tipo di
valori che al giorno d’oggi gli varrebbero l’insopportabile,
quanto ignorante, appellativo di buonista…
Non
conoscevo questo scrittore, un medico e psicanalista torinese che –
attraverso i ricordi del colonnello - mi ha fatto rivivere tappe
importanti della lotta partigiana ligure, cose che mi raccontava mio
nonno e che credo abbia vissuto anche qualcuno vicino all’autore:
purtroppo tanti genovesi pensano che Giacomo Buranello, e io aggiungo
un pensiero anche per Walter Fillak, siano solo il nome di due vie di
Sampierdarena (il quartiere dove sono nata e cresciuta), mentre dal
modo in cui ne parla Defelippi si avvertono la rabbia e l’orgoglio
di chi era presente o è stato molto vicino a qualcuno che c’era.
In appena 82 pagine, oltre a raccontare un bel giallo, è riuscito a dipingere un quadro sentito e realistico della città, l’urbanistica del centro storico, gli odori, i rumori, i modi di
interagire, descrivendo molto bene la Genova del dopoguerra, quando le ferite erano
ancora aperte e tanti conti andavano ancora regolati.
A
Defilippi ho da fare solo una critica: fetta di focaccia
proprio non si può sentire! La focaccia si mangia solo e unicamente
a slerfe!! Ma se non siete genovesi chiedetene un pezzo, la slerfa è per noi ;-)
Reading
Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia normale di giugno "un libro con meno di 400 pagine"