domenica 7 giugno 2020

"Per una cipolla di Tropea", Alessandro Defilippi


Genova, luglio 1952. E’ notte quando un gozzo prende il largo lasciandosi alle spalle il cuore del centro storico dirigendosi verso levante. A bordo due uomini, uno rema, l’altro è morto. Il giorno dopo il gozzo viene portato in secca da un pescatore sulla spiaggia di Boccadasse. Il colonnello dei carabinieri Enrico Anglesio si troverà davanti un cadavere con scarpe di cuoio e una pistola dotata di silenziatore, accanto una bisaccia con dentro del pane e due cipolle di Tropea, introvabili a Genova e lui lo sa bene perché le cerca da giorni per fare la caponata, ma non le vende nessuno, neppure al mercato orientale e lì si trova sempre tutto! Ma forse in Sottoripa qualcuno le ha...

Racconto consigliato da alcune mie compagne di casata e che a mia volta consiglio a chi leggerà queste righe, suggerendo di fare in fretta perché attualmente è ancora scaricabile gratuitamente su Amazon e su IBS.
E non lo consiglio solo perché è in omaggio, ma perché vale la pena di leggerlo.
Un giallo vecchio stile, in linea con l’ambientazione anni ‘50. Un giallo intelligente con un bel protagonista, questo colonnello cinquantenne (da inquadrare come un attuale sessantenne, o più), ex partigiano, con quel tipo di valori che al giorno d’oggi gli varrebbero l’insopportabile, quanto ignorante, appellativo di buonista…

Non conoscevo questo scrittore, un medico e psicanalista torinese che – attraverso i ricordi del colonnello - mi ha fatto rivivere tappe importanti della lotta partigiana ligure, cose che mi raccontava mio nonno e che credo abbia vissuto anche qualcuno vicino all’autore: purtroppo tanti genovesi pensano che Giacomo Buranello, e io aggiungo un pensiero anche per Walter Fillak, siano solo il nome di due vie di Sampierdarena (il quartiere dove sono nata e cresciuta), mentre dal modo in cui ne parla Defelippi si avvertono la rabbia e l’orgoglio di chi era presente o è stato molto vicino a qualcuno che c’era.

In appena 82 pagine, oltre a raccontare un bel giallo, è riuscito a dipingere un quadro sentito e realistico della città, l’urbanistica del centro storico, gli odori, i rumori, i modi di interagire, descrivendo molto bene la Genova del dopoguerra, quando le ferite erano ancora aperte e tanti conti andavano ancora regolati.

A Defilippi ho da fare solo una critica: fetta di focaccia proprio non si può sentire! La focaccia si mangia solo e unicamente a slerfe!! Ma se non siete genovesi chiedetene un pezzo, la slerfa è per noi ;-)

Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia normale di giugno "un libro con meno di 400 pagine"