mercoledì 3 giugno 2020

"Il giro di vite", Henry James


Essex (Inghilterra), XIX secolo. Un ricco signore londinese alla morte dei genitori diventa tutore dei due nipoti - Flora, 8 anni, e Miles, poco più grande – figli del fratello minore morto in guerra. L’uomo non ha alcun interesse a occuparsi dei bambini: li sistema a Bly, la vecchia e grande dimora che possiede nella contea dell’Essex, circondandoli di domestici e personale di servizio, fra i quali una giovane istitutrice ventenne a cui dà pieno potere decisionale e a cui ordina di non disturbarlo mai, qualunque cosa succeda.
La ragazza, intimorita da quel suo primo incarico e dalle grandi responsabilità che comporta, viene subito conquistata dalla beltà e dalla dolcezza dei due bambini, nonché dalla tranquillità del posto e dalla cordiale accoglienza della governante, la signora Grove.
Ma l’idillio avrà fine all’apparire di Peter Quint, il cameriere personale del padrone, e di miss Jessel, la precedente istitutrice… perchè sono entrambi morti.

Tipica atmosfera gotica per questo classico pubblicato per la prima volta nel 1898. Per caso, e per mia fortuna, credo di aver scelto una traduzione con una prosa non troppo antiquata e in generale nel libro – al di là dell’ambientazione e delle suddivisioni sociali – non ho trovato quel genere di affermazioni o situazioni che, a causa della mia incapacità nel contestualizzare, mi urtano sempre enormemente. Unica eccezione la frase “di età, sesso e intelligenza inferiori” riferita alla sorella nei confronti del fratello.

Una lettura che sarebbe stata più piacevole se mio marito all’inizio non mi avesse detto che il film “The Others” era stato tratto da questo breve romanzo: in realtà, come ho scoperto cercando informazioni dopo aver terminato la lettura, il film è solo uno dei tanti ispirati al racconto.
“The Others” è uno dei film più belli che abbia visto e l’imprecisione di mio marito ha creato in me un’altissima aspettativa, poi rimasta fortemente delusa.
Peccato, senza quel confronto avrei apprezzato di più la lettura. Adesso cercherò di recuperare la visione di “Presenze”, del 1992, che dovrebbe essere davvero fedele al libro di Henry James.

Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia normale di giugno "un libro con meno di 400 pagine"