Roaring
Springs (stato di New York), 21
gennaio
2016. Il
corpo senza vita in cui dei cacciatori si imbattono questa volta non
è quello di una creatura uccisa da loro: è
il cadavere di Rachel Esh, una quindicenne un po’ troppo esuberante
per essere una Amish, specialmente
per
la comunità a cui appartiene, che da tre anni viene guidata con il
pugno di ferro dal vescovo Eli Schrock.
La
polizia di Stato stava già indagando su alcuni episodi poco chiari,
ma questa morte acuisce l’urgenza.
Per questo Frank Betancourt, investigatore del BCI, chiede aiuto al
capo della polizia di
Painters Mill
Kate Burkholder: essendo
stata Amish, è l’unica che può infiltrarsi nella comunità e
indagare sotto copertura per abbattere il muro di omertà e capire
cosa stia succedendo...
L’undicesima
puntata della saga, grazie al ruolo da infiltrata di Kate, è
quella in cui si respira maggiormente l’atmosfera Amish: i fatti
vengono vissuti in prima persona dalla protagonista nel presente e
questo le dà modo di raccontare il quotidiano di queste comunità,
uno stile di vita opposto al mio sotto a ogni aspetto e non solo per le implicazioni religiose, ma che comunque ha un suo fascino e suscita la
mia curiosità di lettrice.
E’
anche il primo romanzo che definirei più thriller che giallo, quello
che genera maggiore suspense e che avrei giudicato il migliore se non
avesse un grave difetto: senza fare spoiler, posso dire che non viene
svelato l’autore di un gesto determinante nel permettere alla
Burkholder la soluzione del caso. Il non sapere chi sia stato non
cambia la storia, ma non aver chiarito questo punto è un errore da
principianti, cosa che la Castillo non è.
E’
comunque una piacevole lettura come le precedenti: come ho già
scritto, non si tratta certo di capolavori, sono storie semplici, sia
per lo stile che per le dinamiche, e per questo le ho sempre trovate
molto rilassanti nonostante i temi trattati.