lunedì 27 dicembre 2021

"Fiore di roccia", Ilaria Tuti



24 maggio 1915: l'Italia entra in Guerra a fianco dell'Intesa.

Già dal mese successivo gli Alpini dislocati sulle Alpi Carniche chiedono aiuto alle donne di Timau (ultimo paese prima del confine) e delle zone limitrofe: calzando gli scarpetz e conoscendo quelle montagne come nessuna pratica militare può insegnare, possono risalire per trasportare a spalla nelle loro gerle le medicine, il cibo e le munizioni necessarie a chi combatte al fronte.
Nessuno può obbligarle a mettere a repentaglio le loro vite nel mirino dei cecchini austriaci, ma accettano diventando eroine di guerra presto dimenticate.

Con questo romanzo scritto lo scorso anno e vincitore, poco più di dieci giorni fa, della 37ma edizione del Premio Letterario Nazionale di Rapallo per la Donna Scrittrice, Ilaria Tuti ha riportato alla memoria le donne della sua terra, le Portatrici carniche che lo Stato non ha ripagato come avrebbe dovuto per il sacrificio che ha loro chiesto.

La storia è molto romanzata, nelle note finali l'autrice riconosce di aver condensato in pochi mesi fatti storici in realtà accaduti nell'arco di due anni (questo avrei preferito leggerlo prima di affrontare il romanzo perchè, non sapendo che la cosa era voluta, nel corso della lettura mi sono innervosita non poco scambiando per errori quelle che in realtà erano "licenze poetiche" consapevoli) e che la protagonista - la ventenne Agata Primus - è un personaggio di fantasia ispirato a Maria Plozner Mentil, simbolo delle Portatrici.

Un saggio con questo tema lo avrebbe letto solo un numero limitato di persone interessate all'argomento, appassionati di storia, ma anche di guerra, strategie militari, ecc...

La firma di Ilaria Tuti, invece, ha fatto qualcosa di bellissimo, portatadolo nelle librerie dei consumatori di narrativa e facendo sicuramente scoprire a molti come gli episodi storici possano essere anche più appaganti, e sicuramente più interessanti, della fiction.

La Tuti sa scrivere e questo libro è straziante per quello che racconta. Credo si sia lasciata prendere un po' troppo dal personaggio di Agata, dubito fortemente che un civile (per di più donna) potesse (e possa) rivolgersi come fa lei a un militare (per di più capitano), ma sa descrivere la fame e il freddo patiti da civili e militari, la paura e gli orrori della guerra con una capacità descrittiva che arriva a far sentire in colpa chi legge perchè vive in un luogo e in un tempo di pace.

Le pagine più commoventi sono proprio quelle delle note da cui emerge il profondo attaccamento dell'autrice alle sue radici, ma tutto il romanzo prende il cuore perchè sono cose accadute davvero, a prescindere dai nomi.

"Chi può fare questo a un uomo?"

"Chi? Un altro uomo
"

Merita una visita (approfondita) il sito del Museo della Grande Guerra di Timau, citato anch'esso nelle note.

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla traccia cascata di dicembre (un libro con della neve in copertina)