Parigi, 22 giugno 1842. Marie Roget lascia la locanda della madre, dove anche lei lavora, alle 9 del mattino dicendo al fidanzato che avrebbe passato l'intera giornata a casa di una zia. Tre giorni dopo il suo cadavere viene recuperato nella Senna. Ai polsi vi sono evidenti tracce di legature, ha un laccio stretto attorno al collo ed è stata violentata. La polizia offre mille franchi di ricompensa a chiunque possa fornire indicazioni utili alla cattura dell'assassino, una cifra modesta come modeste erano le condizioni della ragazza, ma che poi - sulla spinta dell'indignazione popolare fomentata dalla stampa - cresce a più riprese arrivando a trentamila nell'arco di tre settimane quando il prefetto si vede costretto a richiedere l'aiuto di Auguste Dupin...
Auguste Dupin è il protagonista di tre dei quattro racconti di Poe definiti "del raziocinio". Il primo, "I delitti della Rue Morgue" (del 1841), lo avevo letto tantissimi anni fa, così tanti da conservarne solo un debolissimo ricordo che ho pienamente recuperato grazie al dettagliato riassunto su Wikipedia. Nemmeno lontanamente paragonabile ai suoi racconti del terrore e lo stesso vale per quest'altro.
Scritto nel 1842 (lo stesso anno de "Il pozzo e il pendolo", meraviglioso), Poe prende spunto da un vero omicidio avvenuto a New York - quello di Mary Cecilia Rogers - per creare il nuovo caso dove il suo Dupin analizza fatti e testimonianze, prima smontando le ricostruzioni fatte dai giornalisti, poi rielaborando i dati per costruire una nuova teoria, che ovviamente sarà quella corretta.
Mah. La datazione dello stile non mi è risultata pesante come spesso mi succede quando affronto i classici, ma chiaramente tutte le teorie che costituiscono l'indagine potevano andare bene giusto (quasi) due secoli fa e lavorando di fantasia. Una lettura veloce che non si è minimamente avvicinata al piacere che mi avevano dato "Il gatto nero", "Ligeia" e altri. Però intendo recuperare anche il terzo racconto con Dupin, "La lettera rubata" (1845) e magari anche l'altro racconto del raziocinio, "Lo scarabeo d'oro" (1843), dove lui non figura, non fosse altro che per soddisfare il gusto per la precisione.