giovedì 2 dicembre 2021

"La lunga vita di Marianna Ucrìa", Dacia Maraini


Bagheria (Palermo), inizio del Settecento. Marianna, figlia del duca di Ucrìa - nonchè conte di Fontanasalsa nonchè barone di Bosco Grande, di Pesceddi, di Lemmola nonchè marchese di Cuticchio e di Dogana Vecchia - viene chiamata "la mutola" a causa del suo doppio handicap: è sorda e muta.
Ma non è nata così: ha perso i due sensi quando aveva cinque anni e la sua mente ha rimosso dalla memoria la causa scatenante.

Otto anni dopo viene obbligata a sposare un uomo che non solo è più vecchio di trenta, ma che è anche suo parente: fratello della madre e cugino del padre. Inammissibile oggi, più che accettabile all'epoca: un mezzo per non disperdere cognomi, titoli e proprietà.

Dacia Maraini in questo romanzo - scritto nel 1990 e vincitore del premio Campiello nello stesso anno - raccontando la vita di questa donna offre un quadro preciso della Sicilia feudale dell'epoca. Non amo questo periodo storico (meno che mai i nobili, squallidi parassiti sociali) ed è il motivo per cui dei sei romanzi dell'autrice che ho letto finora, questo è quello che mi è piaciuto meno, pur essendomi piaciuto moltissimo.

Un romanzo appassionato, scritto magistralmente, molto (davvero molto) descrittivo, capace di trasportare chi legge in quelle terre e in quelle situazioni. Anni miseramente bui per noi donne, anche per quelle blasonate, costrette a sposare l'uomo scelto per loro dal proprio padre per poi sfiancarsi gravidanza dopo gravidanza. Unica alternativa la vita monacale. Certo però c'erano i lussi e gli agi, cosa non da poco, perchè anche le figlie delle famiglie povere non avevano potere decisionale sul loro futuro e in più pativano la fame e i soprusi dei padroni.

La Maraini offre uno spaccato completo, la vita dei nobili e quella dei servi, quella degli uomini e quella delle donne di entrambi i ceti. Dominio e sottomissione. Una donna che si ribella alla violenza subita dal marito viene accusata dai parenti di aver gettato discredito sulla famiglia, un'ignoranza ancora viva in molte parti del mondo, piuttosto comune anche in Italia fino a qualche decennio fa e che non possiamo ancora considerare scomparsa del tutto, nemmeno qui (chi segue la pagina del Signor Distruggere rivedrà una pancina nel consiglio che la madre dà alla figlia Marianna per sopportare gli assalti sessuali del marito: "chiudi gli occhi e pensa ad altro").

Forse il quadro storico avrebbe potuto essere più approfondito, ma l'autrice non ha colpa della mia ignoranza, lei accenna al Trattato di Utrecht, a Vittorio Amedeo di Savoia, a Carlo III, a Ferdinando I, ecc, ma ho dovuto cercare maggiori informazioni in rete per rispolverare i miei ricordi scolastici sulle guerre di successione: l'ho detto, non amo questo secolo, forse perchè fu quello del declino per la Repubblica di Genova.

Consiglio di non leggere la sinossi prima del romanzo perchè dice una cosa importante che nel libro viene svelata quasi al termine cogliendo impreparati e lasciando di stucco, un effetto sicuramente voluto dalla Maraini e che per fortuna non mi sono persa leggendo la trama solo dopo aver finito il libro, come faccio spesso, soprattutto con quegli autori che amo e che intendo leggere a prescindere dall'argomento.

Invece è curioso sapere che l'autrice si è ispirata alla storia di una sua antenata dal ramo paterno, la principessa Marianna, obbligata a sposare Pietro, fratello minore del padre. Ma questo la sinossi non lo dice.

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla settima traccia annuale, "sei libri di sei categorie diverse" (libro di un autore già letto)