lunedì 31 gennaio 2022

"Il diavolo nel cassetto", Paolo Maurensig



Küsnacht (Svizzera), settembre 1991. E' qui che Carl Gustav Jung visse e morì nel 1961 e proprio in occasione del trentennale dalla dipartita la cittadina organizza un convegno di psicanalisi.
Un giovane arriva dalla vicina Zurigo con il compito affidatogli dallo zio, nonché datore di lavoro, di trovare i giusti contatti al fine di inserire nel catalogo della casa editrice di cui è proprietario una collana dedicata alla materia.
Il giovane viene colpito dall'intervento di un sacerdote e siccome i due alloggiano proprio nella stessa Gasthof, trascorrono la serata insieme: e il prete ha una storia incredibile da raccontare, quella del diavolo nel cassetto...

"Che cosa ci può indurre al gravoso compito di riordinare tutti gli oggetti inutili che abbiamo accumulato negli anni senza mai trovare il coraggio di buttare? L’imminenza di un trasloco forse, oppure – come nel mio caso – la necessità di dover sgomberare una stanza, rimasta finora deposito di cianfrusaglie, per poterla destinare a un diverso utilizzo. Altro non mi viene in mente. Prima di separarci da un oggetto qualsiasi ci pensiamo bene, e il piú delle volte scegliamo di conservarlo, convincendoci che in futuro potrebbe tornarci utile. E intanto le cose vanno accumulandosi, finché non siamo costretti a fare tabula rasa."

Così inizia questo librino di appena 114 pagine, scritto nel 2018, e già da qui dovevo capire che non saremmo andati d'accordo perchè io sono proprio (fieramente) l'opposto di un'accumulatrice seriale.

Lo avevo inserito in wish list dopo aver ascoltato una recensione entusiastica su un canale YouTube che da tempo ho smesso di seguire perché la ragazza è piacevole da ascoltare, ma ha gusti troppo diversi dai miei. E infatti...

Ho colto e condivido il messaggio che Paolo Maurensig - autore scomparso nel maggio dell'anno scorso - ha voluto trasmettere con questa storia, la sua analisi del mondo editoriale (al diavolo dà proprio il ruolo dell'editore) e la sua ironia sulla dilagante convinzione che hanno molti di essere in grado di poter scrivere un libro (per carità! Così come tutti mangiamo e molti amano cucinare, ma pochissimi sono chef, allo stesso modo siamo tutti in grado di leggere e molti amano scrivere, ma pochissimi sanno scrivere un libro).

"Piú alto è il numero delle persone che si dedicano alla stessa attività creativa, tanto piú questa decade. O forse, invertendo i termini dell’enunciato: quanto piú un’arte decade, tanto maggiore è il numero delle persone che vi si dedicano."

A piacermi sono stati il particolare sistema matrioska che Maurensig usa per sviluppare la storia - chi scrive racconta quello che ha letto in un manoscritto dove l'anonimo autore a sua volta racconta quello che gli ha raccontato un prete - e il fatto che alla fine proprio il prete e non il diavolo sia il personaggio più oscuro.

Ma ho trovato la scrittura antiquata (forse volutamente, ma non avendo letto altro di suo non posso saperlo) e in generale non mi è proprio piaciuta l'allegoria, oltre a infastidirmi il macabro ruolo dato alle volpi, animali terrorizzanti e portatori di rabbia: non è il loro verso a essere agghiacciante, ma l'uccidere i loro cuccioli spargendone i resti nel bosco per tenerle lontane dall'abitato. Non sono sicura di voler sapere se da qualche parte venga fatto davvero o se sia solo una fantasia (nel caso di cattivo gusto) di Maurensig...

L'ultima nota riguarda la descrizione che fa degli abitanti dell'immaginario borgo svizzero di Dichtersruhe:

"Persino i turisti, che rappresentavano una parte importante dell’economia locale, erano appena tollerati, considerati un male necessario, e tutti tiravano un sospiro di sollievo nel vederli ripartire a fine estate"

Se esistesse dovremmo annetterlo immediatamente alla Liguria ^^

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