Colli Albani (Roma), 1559. E' l'anno in cui gli sguardi di Elena e di Giulio si incrociano: cinquecento anni fa Cupido aveva una mira migliore e subito scocca l'amore.
Lei ha 17 anni, lui 22. Lei appartiene a una famiglia nobiliare, quella dei Campireali, lui - che di cognome fa Branciforte - è un brigante.
Un'unione impossibile, e poi per Elena il futuro è già stato deciso e si chiama convento.
Detto e ridetto: non amo i classici. Ma sono una persona pratica e trovare la lettura di un classico già nelle tracce di gennaio della Reading Challenge è stato un po' un sollievo, mi sono detta: "Togliamoci il pensiero, va" ed ho puntato su questo perchè breve (140 pagine) e perchè Stendhal lo aveva scritto ispirandosi a documenti autentici sulle pene capitali risalenti all'epoca rinascimentale, cosa che mi aveva fatto sperare in un'opera con un'impronta fortemente storica.
E difatti il primo capitolo, purtroppo breve, mi è piaciuto. Lì Stendhal inquadra storicamente la vicenda e, sebbene non ami particolarmente quell'epoca, la storia risveglia sempre il mio interesse. Interesse che si è presto esaurito proseguendo nella lettura di quello che mi è sembrato un Harmony dell'epoca, neppure tanto originale.
Se si vuol leggere un bel libro su tematiche analoghe, allora consiglio "La monaca di Monza" di Roberto Gervaso, letto quasi quarant'anni fa e che ricordo ancora con molto piacere.
La badessa di Stendhal non regge il confronto, ho apprezzato l'espediente narrativo (anche questo non originale, ma comunque particolare) del far raccontare la storia da qualcuno che traduce per il lettore dei vecchi manoscritti e anche l'immagine (realistica, quindi biasimabile) che l'autore dà del clero, ma la brevità del racconto penalizza l'introspezione dei personaggi - che restano solo accennati - e la dinamica degli eventi. Nella prima metà i pochi fatti che si verificano vengono descritti a lungo finendo con l'annoiare mentre nella seconda succede di tutto e quel tutto viene solo abbozzato, come se ci fosse la necessità di arrivare in fretta alla fine, e probabilmente c'era davvero dato che la storia venne pubblicata in due puntate su "La Revue des Deux Mondes" (la più antica rivista europea fra quelle ancora esistenti).
Questo me lo ha detto Wikipedia, ma - se la lettura di Stendhal mi ha fatto sbuffare in più di un'occasione (eh, capita quando non si amano i classici...) - cercare notizie sui documenti a cui si era ispirato mi ha fatto scoprire l'esistenza di "La badessa di Castro. Storia di uno scandalo" edito da Il Mulino e firmato da Lisa Roscioni, docente di Storia Moderna presso l'Università di Parma, che ricostruisce la storia basandosi sui verbali originali del processo e questo saggio sì che lo leggerei volentieri.
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Challenge 2022, traccia di gennaio: un classico