venerdì 21 gennaio 2022

"Un ultimo pezzo di cuore", Mary Higgins Clark e Alafair Burke



Long Island (Stato di New York), giorni nostri. Sono passati tre mesi da quando Alex Buckley è stato nominato Giudice Federale e il lungo fine settimana di luglio appena iniziato sarà uno dei più importanti della sua vita: compirà 40 anni, ma soprattutto sposerà la donna che ama.
Lui e Laurie hanno scelto di avere accanto soltanto i familiari stretti e per l'occasione li hanno invitati negli Hamptons: la famosa produttrice televisiva di "Under Suspicion" avrà al suo fianco il figlio Timmy e il padre Leo, mentre per Alex li raggiungerà da Washington il fratello Andrew con la moglie e i loro tre figli.
Ma sulle spiagge bianche è arrivata anche un'altra persona senza essere stata invitata e tutti loro se ne renderanno conto quando non riusciranno più a trovare Johnny, uno dei nipoti di Alex.

Un altro romanzo postumo di Mary Higgins Clark, il settimo con protagonista Laurie Moran e il sesto firmato anche da Alafair Burke per la serie "Under Suspicion". La storia gialla di ogni romanzo è autoconclusiva, mentre la trama orizzontale che riguarda la vita personale della protagonista si evolve.

Ad agosto avevo letto "Perchè mi appartieni" dove la frase finale mi aveva fatto pensare che fosse l'ultimo del filone, ma sbagliavo e ne sono contenta perchè - come dico sempre - mi piacciono molto i cold case e, altra cosa che ripeto, quando finiranno di trovare nel cassetto romanzi postumi della Higgins Clark spero che la Burke si "impossessi" della serie e la prosegua firmandoli da sola.

In questo per la prima volta i ringraziamenti finali sono scritti al plurale: era ora. Nei precedenti la sua partecipazione era limitata al nome scritto (in piccolo) in copertina e anche "Un ultimo pezzo di cuore", come tutti gli altri, non sembra affatto un libro scritto a quattro mani.

Stile, trama, ambientazione, personaggi, dialoghi, ogni cosa rispecchia totalmente quello che ha sempre reso i romanzi di Mary Higgins Clark tutti molto simili fra loro, ma di conseguenza anche riconoscibili e ogni volta mi chiedo quale contributo abbia dato la Burke.

Mettendola quindi da parte, dico che al 53° libro della vera autrice mi risulta impossibile trovare qualche osservazione originale da fare, l'unica questa volta riguarda la riflessione sul rischio che si corre nel rendere pubblici attraverso i social dettagli privati, ma oltre a questo il mio parere è sempre lo stesso: i suoi romanzi riescono a prendermi dalla prima frase e se anche gli indizi che semina sono facilmente individuabili, il ritmo che riesce a dare alla storia è incalzante e avvincente. Sono libri che mi chiamano a gran voce "dal comodino", sarebbe un sogno se fosse sempre così (cosa che invece non è) ed è per questo che non mi ha mai stancato e pazienza se i suoi finali sono sempre favorevoli ai protagonisti (come del resto in quasi tutti i gialli, thriller e noir) e se le ultimissime pagine sono sempre degne del più lezioso fra i  romanzetti rosa (figuriamoci in questo ^^).

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