sabato 8 gennaio 2022

"Il cappello di Mitterand", Antoine Laurain



Parigi, novembre 1986. François Mitterand è al quinto anno del suo primo settennato quando una sera cena in una brasserie con altri due politici e andando via dimentica il suo celebre Borsalino di feltro nero.
Se ne accorge Daniel Mercier (che si stava gustando una cena solitaria quando il Presidente della Repubblica, andandosi a sedere proprio al tavolo di fianco al suo, ha monopolizzato ogni suo pensiero e sguardo)  e d'istinto se ne impossessa.
Indossare quel cappello lo fa sentire più importante (oltre che più alto), gli dà una sicurezza che non pensava di avere e ne ha la prova quando durante una riunione di lavoro prende la parola oscurando il suo diretto superiore davanti al grande capo. Quel cappello è magico, non ha dubbi, cambierà la sua vita, lo ha già fatto!
Ma nonostante la grande importanza che gli attribuisce finisce per dimenticarlo sul treno: il cappello riuscirà a portare fortuna anche a chi lo troverà e a tutti gli altri che lo indosseranno?

Antoine Laurain non è il più famoso degli scrittori francesi, nè il più prolifico. Classe 1972, ad oggi ha pubblicato soltanto nove romanzi, dei quali solo sei tradotti in italiano, l'ultimo nel 2016, cosa che mi fa temere che i nostri editori abbiano deciso di abbandornare un altro autore che mi piace.

Di lui avevo adorato "La donna dal taccuino rosso", il libro che mi sono trovata più spesso a consigliare perchè è veloce e distensivo, capace di conquistare anche chi non è un lettore costante: ha fatto uscire dal blocco del lettore due persone che conosco e non è cosa da poco.
Mi era piaciuto molto anche "Rapsodia francese", un bel tuffo negli anni '80, un decennio che gli deve essere molto caro perchè è il periodo in cui sviluppa anche la storia de "Il cappello di Mitterand" (e qui aveva poca scelta...).

Un romanzo che ha in comune con gli altri due anche la brevità (167 pagine), ma non la stessa completa leggerezza: in questo a tratti viene a mancare nella seconda parte, ma è possibile che sia un mio limite aver trovato pesanti quei capitoli in cui si parla (anche) di arte contemporanea.

Personalmente non mi sognerei mai di mettere in testa un cappello smarrito da un'altra persona, neanche se sapessi di chi si tratta (vedi il Capo di Stato), ma i personaggi di Laurain non si fanno tanti problemi e ne viene fuori una storia indubbiamente originale e fantasiosa.

Un bell'omaggio all'ex Presidente e una garbata presa in giro alla destra francese e alla medio e alta borghesia, ma una storia godibile soprattutto da chi conosce molto bene la Francia di quegli anni e può così apprezzare a pieno i tanti riferimenti. Io sono riuscita a cogliere giusto quelli politici, mentre con gli artisti di vario genere, profumieri e pubblicitari mi sono decisamente persa, ricordandomi solo del pollice di César Baldaccini e di "Rock me Amadeus" di Falco (che per altro non era francese).

Reading Challenge 2022, traccia di gennaio: un libro con un cappello in copertina