martedì 14 marzo 2023

"La babysitter perfetta", Sheryl Browne

 

Contea di Herefordshire (Inghilterra), marzo di un anno non precisato. Melissa e Mark Cain sono una coppia felice. Non è stato facile per loro riuscire a superare la perdita del loro primo bambino, morto appena nato otto anni prima, e la grave depressione che aveva colpito Mel dopo il tragico evento. Ma l'anno successivo era nata Poppy e adesso hanno anche Evie, di appena sei settimane. Vivono tutti insieme in un cottage di campagna, Mark è ispettore investigativo e Mel cerca di affermarsi come scultrice, cosa non facile essendo molto impegnata con le bambine e tutto il resto.
Così, quando una notte brucia il cottage di fronte al loro lasciando senza casa la ragazza che lo aveva appena acquistato, a Mel basta un'ora per trasformare l'offerta di ospitalità momentanea in un'assunzione come ragazza alla pari. Jude afferma di essere puericultrice, ma è così brava con le bambine che Mel e Mark si dimenticano di controllare diploma e referenze.
Jude è perfetta ed è stata una fortuna trovarla perché all'improvviso la famiglia Cain, che sembrava altrettanto perfetta, comincia a non esserlo più.

Ecco uno dei due libri brutti che avevo citato in fondo alla recensione de "Il libro degli specchi".

"La babysitter perfetta", che nel titolo originale è privo di aggettivo, scritto nel 2018, è (per fortuna) l'unico thriller a essere stato tradotto in italiano dei sedici scritti dall'inglese Sheryl Browne. E' quello con cui ha raggiunto il successo internazionale: mi domando come siano gli altri.

Come unico pregio avrebbe potuto avere l'ambientazione, la magia della campagna inglese con i suoi magnifici cottage: invece no, perché l'autrice non concede nessuna descrizione e non si capisce perché abbia preferito la campagna alla città, dove almeno avrebbe avuto senso piazzare una strada a luci rosse e altri dettagli che nei villaggi di campagna inglesi - così come li ho sempre visti nelle puntate de "L'ispettore Barnaby" e nelle trasmissioni immobiliari dove la gente abbandona la città per comprare idilliache casette immerse nel verde, con tetti bassi, finestre piccole e coloratissimi giardini - ci azzeccano come un abete nel deserto.

Purtroppo per i Cain (e per i lettori) la tapparella nel loro cottage non è l'unica assurdità del libro e qui mi piacerebbe elencarle tutte, cosa che non posso fare perché sarebbero tutti spoiler.

Mi limito a dire che dopo il prologo e il terzo capitolo si capisce già tutto, chi è Jude e quali sono le sue intenzioni. Non credo possa esserci cosa peggiore in un romanzo che dovrebbe fare del mistero e della suspense la sua classificazione di genere.

L'ottusità dei personaggi è direttamente proporzionale al rilievo che hanno nelle vicende, ma il vincitore è indubbiamente Mark, non fosse altro per l'aggravante del mestiere che fa (ispettore investigativo).

Le dinamiche si alternano fra l'inverosimile e il paradossale. Accadono delle cose che poi non vengono riprese, ne succedono altre che non servono allo sviluppo della vicenda e a un certo punto a Mark viene anche attribuita la capacità di riuscire a immaginare situazioni reali attraverso odori percepiti in sogno!

Il tutto viene raccontato con uno stile stucchevole e sdolcinato (
"La dolcezza dei suoi tristi occhi color cioccolato le procurò un istantaneo tuffo al cuore e dovette alzarsi subito in piedi, per non sciogliersi davanti a lui."), che sarebbe irritante in un brutto Harmony, figurarsi in un thriller dove quello che si cerca è la tensione, con espressioni da deficienti ("Hai bevuto un paio di whiskini") e ripetizioni continue di concetti e di aggettivi, con un'infarcitura di occhioni e sorrisi radiosi o raggianti che, di nuovo, penalizzerebbero anche un romanzetto rosa di bassa lega. E poi c'è un turpiloquio inaspettato, le imprecazioni sono così eccessive (le ricerche fatte sul Kindle parlano chiaro: Mark, Mel e Jude sbottano quarantasei volte dicendo "merda", trentaquattro con "cazzo", sette dando della "troia" a qualcuno, eccetera) da arrivare a infastidire anche a me che, là dove non mi devo trattenere, adotto un linguaggio piuttosto colorito.

Per ultimo una curiosità sulla sinossi italiana: praticamente racconta un altro libro!

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