venerdì 24 marzo 2023

"Nelle profondità del lago", S.K. Tremayne

 

Huckerby Farm (Dartmoor, contea del Devon, Cornovaglia). E' la sera del 30 dicembre di un anno non precisato quando la macchina di Kath Redway affonda nel bacino idrico di Burrator. La donna, 37 anni, nonostante il buio e l'acqua gelida riesce a uscire dall'auto allagata e a mettersi in salvo nuotando fino a riva. Quando si risveglia in ospedale non ricorda nulla né dell'incidente, né dei quattro giorni che lo hanno preceduto. Un'amnesia temporanea dovuta al trauma cranico che non le permette di ribattere quando le viene detto che non si è trattato di un incidente, ma di un tentato suicidio. Questo spiegherebbe il distacco di Adam, suo marito. Kath è la prima a non riuscire a perdonarsi per aver rischiato di lasciare soli lui e Lyla, la loro bimba speciale. Ma non spiega perché adesso Lyla abbia paura del padre, al punto da non volerlo più in casa. E chi è quell'uomo che la bambina dice di aver visto mentre la guardava?

Scegliere di usare come pseudonimo il cognome di una nonna porta a scrivere libri brutti? Le letture di marzo mi spingerebbero a dare risposta affermativa! A una settimana di distanza da "La metà del cuore" di Viola Shipman, alias Wade Rouse, ho portato a termine anche la faticosa lettura di questo thriller che Sean Thomas, scrittore e giornalista inglese, ha firmato con lo pseudonimo S. K. Tremayne, che è quello che usa per i suoi thriller psicologici (ne ha un altro, Tom Knox, oltre a pubblicare anche con il suo vero nome).
"Nelle profondità del lago" (titolo originale "Just Before I Died"), pubblicato nel 2018, è il terzo romanzo di Tremayne. I due successivi, scritti nel 2019 e nel 2022, non sono ancora stati tradotti in italiano e, se succederà, dovranno avere una trama e delle recensioni veramente accattivanti per riuscire a convincermi a leggerli.
Dopo aver amato
 "La gemella scomparsa", ero rimasta abbastanza delusa da "Il bambino bugiardo" e con questo terzo titolo il mio disappunto è ulteriormente aumentato. Tremayne conferma la sua eccezionale bravura nel descrivere i paesaggi, anche questa volta (come nel secondo romanzo) ha giocato in casa ambientando la storia nel Devonshire di cui è nativo. Fa abitare la coppia protagonista in un casolare di granito del Seicento sperduto nella brughiera del Dartmoor e questo gli dà modo di portare chi legge in mezzo a una natura selvaggia, dove eriche e ginestre concedono spazio solo ai menhir, a qualche ponticello medievale e ad antiche costruzioni, spesso abbandonate. E ambientando la storia, già cupa di per sé, nel cuore dell'inverno trasmette sensazioni così inquietanti che al confronto la Cornovaglia della du Maurier sembra il magico mondo dei Little Pony!
"Nel Dartmoor ci sono lepri morte ovunque. Lepri morte, pony morti, pecore morte, conigli morti... la brughiera è specializzata nelle morti. Il Dartmoor sembra a volte una Mostra della Morte aperta tutto l’anno."
A proposito di pony, non sapevo che esistesse la razza specifica del Dartmoor, mentre non mi ha stupita leggere come l'uomo anche lì si ostini a interferire con la natura, abbattendo gli incroci per preservare la razza pura e salvare la brughiera dal sovrappascolo. Io credo che la natura sarebbe ben felice di salvarsi da sola...

E' un libro che porta a fare continue ricerche su Google. Oltre a scoprire la triste storia di Kitty Jay e della sua tomba, mi ha fatto vedere splendide immagini non solo della brughiera, ma anche di cittadine balneari come Totnes, Salcombe e Brixham che, se non fossero penalizzate dal clima, farebbero una bella concorrenza al nostro mare.

Ma purtroppo la storia raccontata non è allo stesso livello dell'ambientazione: Kath è la voce narrante per gran parte del libro e il lettore, come lei, ignora quanto sia realmente accaduto. Quello che succede diventa presto ripetitivo e non va meglio nelle parti scritte in terza persona che hanno come protagonisti Adam e gli altri personaggi. Verso il finale il ritmo innegabilmente cresce, ma man mano che i fatti vengono spiegati a Kath, e quindi a noi, aumenta anche l'imbarazzo di fronte a dinamiche inverosimili che mi hanno fatto sbottare in un secco ed esasperato: ma dai!!

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