venerdì 17 marzo 2023

"La metà del cuore", Viola Shipman

 

Scoops, lago Lost Land (Michigan), 4 luglio 1953. E' sera e Lolly è seduta sul molo di fianco alla madre. Aspettano l'esplosione dei fuochi d'artificio: da dieci anni i Lindsey non festeggiano soltanto l'Indipendenza americana, ma anche il compleanno di Lolly. Quel giorno ne compie dieci e come ogni anno la madre le ha regalato un ciondolo d'argento per il suo bracciale. E' un cuore diviso in due, una metà per Lolly e una per lei: unendoli compare la scritta madre e figlia. La donna sa che l'anno prossimo non sarà più sul molo con la sua bambina: il cancro che la affligge le concede ancora soltanto pochi mesi di vita.
Maggio 2014. Sono anni che Arden non torna a Scoops. Era troppo imbarazzante per lei continuare a vivere in quella minuscola cittadina all'ombra dell'eccentrica madre. Non che a Chicago sia più felice: un matrimonio fallito alle spalle, la figlia Lauren ormai al college e un lavoro alla rivista "Paparazzi" che è ben lontano da suo sogno di diventare scrittrice.
Ha ragione sua figlia, un paio di settimane di vacanza in riva al lago sono quello di cui hanno bisogno entrambe e forse anche Lolly, sua madre.

E questo è il secondo dei libri brutti che ho letto contemporaneamente a "Il libro degli specchi".
Fra i due credo che il peggiore sia "La babysitter perfetta", ma solo perché è un thriller e i thriller mi piacciono, ne leggo tanti e so valutarne meglio pregi e difetti.
Invece "La metà del cuore" è finito nel calderone della narrativa contemporanea solo perché non può definirsi un romanzo rosa, non avendo per protagonista una coppia (cosa che non risparmia al lettore scemenze come 
"Oddio, speriamo che non senta il mio cuore battere attraverso la pelle"), ma incarna alla perfezione la mia idea di romanzetto di basso livello, finto e stucchevole.

Lo statunitense Wade Rouse lo ha scritto nel 2016 usando come pseudonimo il nome della nonna. Ed è al suo amore per le nonne (e per il Michigan) che ha dedicato il romanzo.

E' finito fra le mie letture perché una traccia della Reading Challenge richiedeva un libro con un personaggio nostro omonimo. Durante la lettura mi sono pentita decine di volte per non essermi buttata su una biografia della Bertè!
Visto lo scarso utilizzo che viene fatto di Loredana (non solo in letteratura, ma anche nella realtà, cosa di cui non mi capacito: per me è un nome bellissimo), ho ripiegato su Lolly: è così che vengo chiamata in famiglia e dagli amici di vecchia data. E con Lolly avevo trovato tre opzioni: "Lolly Willowes", "Alla fine di una caramella al limone" e questo. Dopo aver escluso il primo perché un classico (altro pentimento), fra gli altri due ho semplicemente scelto il meno caro.

Già dalla sinossi sapevo che il libro non mi avrebbe conquistata, ma non pensavo di ritrovarmi a leggere 319 pagine di quello che sembra uno spot perfetto per Pandora! 
Titolo originale "The Charm Bracelet", Rouse ha diviso la storia in undici parti (più prologo ed ed epilogo), ognuna dedicata a uno dei ciondoli del braccialetto che Lolly indossa fin da bambina, tradizione familiare iniziata dalla nonna Mary, proseguita dalla madre Vi, quindi da lei, che l'ha poi tramandata alla figlia e successivamente alla nipote.

I braccialetti tintinnano quasi in ogni pagina del libro e ogni ciondolo ha la sua storia, che Lolly racconta alle discendenti, partendo dal 1901 - quando a sua nonna, da poco immigrata dall'Irlanda, venne regalato quello a forma di macchina da cucire - per arrivare al presente con quello a forma di diadema, vinto da Lauren in un concorso di bellezza e prontamente ceduto alla nonna Lolly. In mezzo ci sono una mongolfiera (per una vita avventurosa), una libellula (per una vita fortunata), un fiocco di neve (per una vita con mille sfaccettature) e tanti altri.

L'autore ha reso un bel servizio al suo Michigan: Scoops, che credo sia una cittadina di fantasia, sembra essere un posticino davvero incantevole, con le sue casette da bambola, i suoi laghetti, i suoi ponticelli, i suoi parchi e i suoi fiori dai mille colori. Ancor più folkloristico è l'angolo di paradiso in cui vive Lolly, nell'ultimo chalet di una fila di sette lungo la sponda del lago dove flora e fauna sono il centro del mondo.

Invece con nonna Lolly non è stato altrettanto bravo: quello che vuole presentare è una settantunenne allegra e divertente, saggia e positiva, ottimista e fiduciosa, che non si è fatta intristire dai lutti precoci che l'hanno colpita privandola prima della madre quando era ancora bambina e poi del marito quando a essere ancora una bambina era sua figlia Arden.
Ma se non ci si lascia incantare dall'esagerazione di frasi ad effetto (come "Se ami quello che fai, non sarà mai un lavoro"), quello che rimane sono una figlia (over quaranta che si comporta come una ragazzina insicura e un po' scema) e a una nipote (che ne ha almeno diciotto, ma che sembra una bambina) che da anni non vanno a trovare Lolly facendo di lei un'anziana tristemente sola.


Reading Challenge 2023, traccia annuale di febbraio: un libro dove uno dei personaggio ha il tuo nome o soprannome (Lolly)