lunedì 6 marzo 2023

"Funny girl", Nick Hornby

 

Blackpool (Lancashire, Inghilterra), luglio 1964. E' una giornata fredda e piovosa quando ai Bagni South Shore Barbara Parker viene eletta Miss Blackpool. La ragazza è sveglia e le basta poco per decidere di rinunciare a scettro e corona, rendendosi conto che quel titolo la obbligherebbe a rimanere nella cittadina natia almeno per un altro anno, presenziando a inaugurazioni di negozi o sponsorizzando attività locali, mentre il suo sogno è rappresentato da Londra, con tutto quello che solo la capitale può offrire a chi, come lei, aspira a una carriera nel mondo dello spettacolo.
E' giovane e rispecchia il canone di bellezza di quegli anni, con i suoi capelli biondi, il fisico formoso e il seno prosperoso, ma non vuole avere successo per la sua bellezza, non gli interessa essere amata per le sue curve: lei la gente vuole farla ridere.

Due anni dopo aver letto contemporaneamente "Febbre a 90°" e "Alta fedeltà", sono finalmente tornata su Nick Hornby. Scritto nel 2014, quindi ventidue e diciannove anni dopo rispetto agli altri due, in "Funny Girl" ho ritrovato tutto il brio dell'autore, davvero non sembra che sia trascorso l'intervallo di (quasi) una generazione.

Dopo il calcio e la musica, Hornby fa della televisione di intrattenimento il tema portante della storia, ma questa volta vengono toccati argomenti rilevanti e qui sì che emerge la maturità di chi scrive.

E' bravissimo a ricreare l'atmosfera degli anni Sessanta, attraverso descrizioni legate alla moda e al design dell'epoca, ma anche facendo immergere chi legge nel modo di parlare, di pensare e di comportarsi che avevano le persone di allora, con tutte le diversificazioni dovute a sesso, ceto sociale, titolo di studio, professione ed età.

Pur limitandosi spesso a situazioni solamente accennate, fa ben capire come l'emancipazione femminile fosse ancora qualcosa per cui dover lottare.

Barbara Parker, che sullo schermo assumerà il nome d'arte di Sophie Straw, è l'indiscussa protagonista del libro, la trama si sviluppa attorno a lei e ne segue la sua crescita professionale dal '64 al '68, ma l'anno di pubblicazione - quel 2014 che ha visto la legalizzazione in Inghilterra, Galles e Scozia dei matrimoni fra persone dello stesso sesso - mi fa pensare che Hornby abbia scritto il libro soprattutto per raccontare attraverso i personaggi di Bill e Tony - entrambi gay, il primo dichiarato, il secondo che non riesce a essere sincero neppure con sé stesso, sposandosi e riproducendosi - 
quanto fosse difficile vivere la propria omosessualità quando ancora veniva considerata una menomazione di cui si poteva essere affetti, oltre a costituire un reato vero e proprio per il quale si finiva in galera.

Sono citati svariati personaggi televisivi, radiofonici, teatrali britannici dell'epoca, pochi dei quali (come al solito) a me noti, ma che senza dubbio devono essere piacevolissimi da ritrovare per amanti o nostalgici di quella Swinging London, di cui mi sono dovuta far spiegare il significato da mio marito.

Il difetto del libro è quello di essere esageratamente lungo (384 pagine) per quello che racconta: dopo un inizio brillante, alcune parti vengono trascinate con un po' di stanchezza perdendo quella freschezza di cui Hornby dà una spiegazione perfetta:

"E' una qualità che per definizione non può resistere"

Un centinaio di pagine in meno e il romanzo sarebbe risultato fresco dall'inizio alla fine.

Reading Challenge 2023, traccia annuale di febbraio: un libro ambientato nel tuo decennio di nascita (sono nata nel 1969)