martedì 22 ottobre 2024

"I baffi", Emmanuel Carrère

 

Parigi, primavera di un anno non precisato. "Che ne diresti se mi tagliassi i baffi?": è la domanda che il protagonista, di cui non verrà mai detto il nome, rivolge ad Agnés, la donna con cui è sposato da cinque anni. E' uno di quegli uomini condannati a radersi due volte al giorno se vogliono avere la pelle liscia e senza ombre, cosa che lui fa diligentemente: di fretta al mattino, con calma alla sera. Con un preciso rituale porta via tutto da mento, guance e collo, per poi dedicarsi alla cura dei baffi, che sfoggia da quasi dieci anni. E non sa neppure perché adesso gli sia venuto in mente di tagliarli, ma - rimasto solo - lo fa. Quando la moglie rientra a casa dopo aver fatto la spesa si fa trovare seduto sul divano nell'atto di allacciarsi le scarpe, pregustando la faccia di lei quando si tirerà su e vedrà la sua... E invece non succede nulla: Agnés lo guarda senza cambiare espressione. Ed è lì che inizia una situazione da incubo.

Altro che case infestate dai fantasmi, licantropi e vampiri: se si cerca una lettura inquietante per Halloween (o per quando più se ne ha voglia) eccola qua!
Senza ricorrere a nulla di sovrannaturale, con solo una manciata di personaggi e in appena 149 pagine, Carrère racconta una storia che, dopo un inizio scherzoso, si trasforma in qualcosa di veramente angosciante, in un crescendo di curiosità e ansia che la maggior parte degli horror e dei thriller possono solo sognarsi di raggiungere.

E' il terzo romanzo che ha scritto, nel 1986, ed è il terzo che ho letto, dopo "La settimana bianca" e "L'avversario". Impossibile fare un paragone con il secondo, che è un reportage, ma ho preferito "I baffi" al primo, e non me lo aspettavo data la fama de "La settimana bianca", ma questa è una storia che stupisce, colpisce e lascia il segno.

Con la narrazione in prima persona Carrère riesce a far percepire in maniera quasi soffocante gli stati d'animo del protagonista, che vede sgretolare in fretta la sua tranquilla esistenza perdendo via via ogni appiglio con la realtà e arrivando a vedere nella fuga l'unica via di uscita.
Qui, caratterialmente, avrei preferito qualcosa di diverso, ma sarebbe stato un altro libro, sicuramente non altrettanto bello.

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