sabato 19 ottobre 2024

"La svastica sul sole", Philip K. Dick

 

San Francisco, 1962. Robert Childan, 38 anni, proprietario del più importante negozio di manufatti artistici americani, riceve la visita di Nobusuke Tagomi, funzionario giapponese di alto rango, alla ricerca di un regalo di pregio che lo aiuti a impressionare l'ospite che sta aspettando, l'industriale svedese Baynes.
Childan è attento e servizievole nei confronti di Tagomi, un cliente che va compiaciuto e assecondato. E' troppo alto il rischio di perderlo. Troppo pericoloso inimicarsi un uomo così potente.
Perché questo mondo è diverso dal nostro. Il Presidente Roosevelt è stato ucciso nel 1933, gli Stati Uniti non hanno superato la Grande Depressione, la Russia è crollata nel 1941, la Seconda Guerra Mondiale è finita nel 1947 ed è stata vinta dalle forze dell'Asse.
Gli Stati Uniti non sono più uniti, nazisti e giap se li sono spartiti al pari del resto del mondo e i tedeschi non ambiscono soltanto alla conquista di Marte, ma mirano a impossessarsi anche di quelli che vengono chiamati "Stati Americani del Pacifico", sottraendoli ai nuovi nemici, i giapponesi.

Consigliereste a chi ama Guccini di ascoltare Annalisa?

Allo stesso modo, quanto può essere saggio uscire dalla propria comfort zone letteraria?
La risposta è un grande: dipende.
In linea teorica è un qualcosa di positivo che può portare a piacevoli scoperte, ma nella pratica conviene fare molta attenzione a non scontrarsi contro quei generi per i quali non si prova la minima attrattiva, perché leggere qualcosa che non interessa è più angosciante del leggere qualcosa che non piace.

"La svastica sul sole" apparteneva alla rosa di titoli di libri, film e serie TV con cui mio marito mi martella spronandomi alla lettura o visione che sia. E ogni tanto, tragicamente, cedo, quasi sempre finendo col pentirmene.
Due anni fa, di fronte al mio entusiasmo per "Il complotto contro l'America" di Roth, Fabio aveva tirato fuori una copia vecchiotta (1997) e malandata del libro di Dick.

Disgraziatamente lui non ha mai letto nulla di Roth e qui si torna alla domanda iniziale e la verità è che se ami Fabrizio De André difficilmente puoi apprezzare Gigi D'Alessio! 

I due romanzi ucronici hanno in comune soltanto l'immaginare per Roosevelt una morte precoce cosa che, in entrambi i casi, porta alla creazione di una fantastoria molto diversa da quella reale. 

Ma mentre la fiction di Roth non si avventura su scenari impossibili, Dick - da scrittore di fantascienza quale è - con un ritmo e con scenari da spy-story (genere che mi respinge forse ancor più del fantasy e della fantascienza), ci racconta di un mar Mediterraneo completamente prosciugato, di razzi che permettono di volare da Berlino a San Francisco in appena quarantacinque minuti e di tedeschi pronti a colonizzare Marte e la Luna.
Dettagli fastidiosi, ma sopportabili, cosa che non posso dire del modo in cui i personaggi credano negli oracoli dell'I Ching prendendo decisioni anche importantissime sulla base delle risposte "date" dal libro cinese.
Bello, invece, l'inserimento di un libro nel libro, "La cavalletta non si alzerà più", messo al bando dai nazisti perché racconta una guerra vinta dagli Alleati e che vede gli inglesi dominare sul mondo.

Un universo parallelo che sarebbe stato al centro del previsto seguito, come risulta chiaramente dalla lettura dei primi due capitoli (compresi nella mia edizione), gli unici scritti da Dick otto anni dopo, nel 1974, prima di stancarsi di immaginare e raccontare storie di nazisti.

Però alcune cose sapeva come dirle:

"Il Duce era un buffone, lo sappiamo tutti"

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