Canberra, sera del 17 gennaio 2003. Rebecca Winter, 16 anni, scompare nel breve tragitto che dalla fermata del bus porta a casa sua. Unica traccia: il cellulare ritrovato sotto a un cespuglio con lo schermo spaccato.
Sidney, 2014. Una giovane donna viene fermata per taccheggio in un supermercato. Ha rubato del pane, un pezzo di formaggio e una mela, ma né al direttore né ai due agenti chiamati da lui sembra interessare sapere che lo ha fatto solo perché aveva fame. La ragazza ha paura, non può rischiare di essere arrestata, se le prenderanno le impronte digitali capiranno chi è e che cosa ha fatto... Ma all'improvviso nella sua mente prende forma una possibile via di uscita e un attimo dopo sente se stessa dire: "Mi chiamo Rebecca Winter e sono stata rapita undici anni fa".
Sidney, 2014. Una giovane donna viene fermata per taccheggio in un supermercato. Ha rubato del pane, un pezzo di formaggio e una mela, ma né al direttore né ai due agenti chiamati da lui sembra interessare sapere che lo ha fatto solo perché aveva fame. La ragazza ha paura, non può rischiare di essere arrestata, se le prenderanno le impronte digitali capiranno chi è e che cosa ha fatto... Ma all'improvviso nella sua mente prende forma una possibile via di uscita e un attimo dopo sente se stessa dire: "Mi chiamo Rebecca Winter e sono stata rapita undici anni fa".
Scritto nel 2016 è l'unico dei tre thriller pubblicati da Anna Snoekstra (Canberra, 1988) a essere stato tradotto in italiano.
Pur facendo indubbiamente parte del filone tanto sfruttato nel decennio scorso - dove la protagonista riappare dopo un lungo rapimento e in cui la storia si sviluppa con lo scopo di farci scoprire se è davvero lei oppure no - "L'unica figlia" si differenzia perché fin dal principio sappiamo che la ragazza arrestata nel supermercato non è Rebecca.
Sa di somigliarle in maniera impressionante grazie a un servizio visto in TV e dice di essere lei per evitare la denuncia per furto, pensando di potersene poi andare come se niente fosse. Ovviamente non sarà così, dopo un paio d'ore si ritroverà su una volante della polizia diretta a Canberra dove dovrà incontrare la famiglia Winter e l'ispettore capo Vincent Andipolis, che si è occupato del caso di Rebecca fin dal principio.
Da lì comincia l'alternanza dei capitoli fra i fatti del passato (raccontati in terza persona) e quelli del presente (con la protagonista - di cui non verrà mai detto il vero nome - come voce narrante).
Si ha così un doppio thriller, capire cosa sia successo a Bec nel 2003 e vedere se la protagonista riuscirà a scoprirlo, senza tralasciare l'aspetto più importante: se qualcuno ha fatto del male a Rebecca, quel qualcuno sa benissimo che non è lei a essere tornata.
Bello, avvincente, incalzante, si ha voglia di leggerlo, di sapere ciò che non è chiaro.
Però ci sono grosse criticità: lo stile è prettamente Young Adult, nonostante il libro non appartenga a questa categoria; i dialoghi sono di una semplicità e di una banalità sconcertanti; non c'è differenza fra i ragionamenti e i comportamenti della Rebecca sedicenne del 2003 e quelli della protagonista nel 2014, che di anni ne ha 24 e che finge di essere una 27enne (l'età che avrebbe avuto Bec undici anni dopo la scomparsa); molti ingranaggi sono inverosimili; il finale avrebbe meritato qualcosa di più (maggiori dettagli di quelli che vengono forniti nell'ultimo sbrigativo capitolo che si svolge nel 2015) e qualcosa di meno (una scena finale senza senso ed evitabilissima).
Ma la Snoekstra, oltre a condannare la politica anti immigrazione del suo Paese ("L’Australia rinchiude i richiedenti asilo nei centri di detenzione. Quando eravamo piccoli c’erano Woomera e Villawood (...) adesso li spediamo sulle isole del Pacifico, a Nauru e Manus. Là le condizioni sono terribili, vivono letteralmente nelle tende e fa un caldo assurdo. Il nuovo governo ha ordinato l’oscuramento mediatico nei centri di detenzione. È pericolosissimo cercare di scoprire cosa succede in quei posti. Il governo non vuole che lo sappiamo. Li trattengono lì per anni, anche i bambini. Mantenere aperti questi centri ci sta costando miliardi, eppure non abbiamo idea di cosa succeda lì dentro. Siamo tutti terrorizzati all’idea che queste persone siano dei mostri, e non ci rendiamo conto che siamo diventati noi i mostri."), mi ha fatto scoprire che Canberra è famosa per le sue strambe sculture, come il Silver Cushion citato nel libro:
Pur facendo indubbiamente parte del filone tanto sfruttato nel decennio scorso - dove la protagonista riappare dopo un lungo rapimento e in cui la storia si sviluppa con lo scopo di farci scoprire se è davvero lei oppure no - "L'unica figlia" si differenzia perché fin dal principio sappiamo che la ragazza arrestata nel supermercato non è Rebecca.
Sa di somigliarle in maniera impressionante grazie a un servizio visto in TV e dice di essere lei per evitare la denuncia per furto, pensando di potersene poi andare come se niente fosse. Ovviamente non sarà così, dopo un paio d'ore si ritroverà su una volante della polizia diretta a Canberra dove dovrà incontrare la famiglia Winter e l'ispettore capo Vincent Andipolis, che si è occupato del caso di Rebecca fin dal principio.
Da lì comincia l'alternanza dei capitoli fra i fatti del passato (raccontati in terza persona) e quelli del presente (con la protagonista - di cui non verrà mai detto il vero nome - come voce narrante).
Si ha così un doppio thriller, capire cosa sia successo a Bec nel 2003 e vedere se la protagonista riuscirà a scoprirlo, senza tralasciare l'aspetto più importante: se qualcuno ha fatto del male a Rebecca, quel qualcuno sa benissimo che non è lei a essere tornata.
Bello, avvincente, incalzante, si ha voglia di leggerlo, di sapere ciò che non è chiaro.
Però ci sono grosse criticità: lo stile è prettamente Young Adult, nonostante il libro non appartenga a questa categoria; i dialoghi sono di una semplicità e di una banalità sconcertanti; non c'è differenza fra i ragionamenti e i comportamenti della Rebecca sedicenne del 2003 e quelli della protagonista nel 2014, che di anni ne ha 24 e che finge di essere una 27enne (l'età che avrebbe avuto Bec undici anni dopo la scomparsa); molti ingranaggi sono inverosimili; il finale avrebbe meritato qualcosa di più (maggiori dettagli di quelli che vengono forniti nell'ultimo sbrigativo capitolo che si svolge nel 2015) e qualcosa di meno (una scena finale senza senso ed evitabilissima).
Ma la Snoekstra, oltre a condannare la politica anti immigrazione del suo Paese ("L’Australia rinchiude i richiedenti asilo nei centri di detenzione. Quando eravamo piccoli c’erano Woomera e Villawood (...) adesso li spediamo sulle isole del Pacifico, a Nauru e Manus. Là le condizioni sono terribili, vivono letteralmente nelle tende e fa un caldo assurdo. Il nuovo governo ha ordinato l’oscuramento mediatico nei centri di detenzione. È pericolosissimo cercare di scoprire cosa succede in quei posti. Il governo non vuole che lo sappiamo. Li trattengono lì per anni, anche i bambini. Mantenere aperti questi centri ci sta costando miliardi, eppure non abbiamo idea di cosa succeda lì dentro. Siamo tutti terrorizzati all’idea che queste persone siano dei mostri, e non ci rendiamo conto che siamo diventati noi i mostri."), mi ha fatto scoprire che Canberra è famosa per le sue strambe sculture, come il Silver Cushion citato nel libro:
E tante altre che ho trovato in rete, fra cui la Ainslie's Sheep:
Reading Challenge 2024, traccia vagabonda ottobre: Australia