mercoledì 30 ottobre 2024

"La vittima sbagliata", Helen Fields

 

Edimburgo, inizio luglio di un anno non precisato.

"C'erano posti peggiori per morire, ma ben pochi modi più terrificanti"

Il luogo è The Meadows, idilliaco parco nel cuore della città. E a morirci è Sim Thorburn, 21 anni, operatore sociale: il ragazzo viene sbudellato in pieno giorno durante un festival musicale, circondato da centinaia di persone, senza che nessuno si accorga dell'aggressione.
La notte stessa, Helen Lott, 46 anni, operatrice nel ramo delle cure palliative, viene uccisa brutalmente all'interno della sua abitazione.
Il primo caso viene assegnato all'ispettore Luc Callanach, il secondo alla detective Ava Turner, ben contenti di non dover lavorare a stretto contatto dopo il raffreddarsi dei loro rapporti.
Trascorrono tre settimane quando nel corso della stessa giornata altre due persone vengono uccise.
Né Ava né Luc hanno trovato una pista da seguire e sarà il
 blogger Lance Proudfoot a far notare a Callanach che su un muro vicino alla camera mortuaria qualcuno ha scritto in stampatello la professione della terza vittima. Un dettaglio che diventa interessante quando dagli esami emerge che il graffito è stato fatto prima dell'omicidio.

Di Helen Fields, autrice inglese mia coetanea (1969), cinque anni fa avevo già letto 
"Resti perfetti", che mi era piaciuto molto. Questo, titolo originale "Perfect Prey", è il secondo romanzo della serie di sette che ha per protagonista l'ispettore Callanach e la sciagurata Newton Compton non ha tradotto i cinque libri successivi! E dubito che mai lo farà essendo ormai una serie "vecchia" ("La vittima sbagliata" è del 2017) ed essendo passata alla traduzione dei primi due titoli (per ora gli unici) di un'altra serie della Fields, con una protagonista femminile, successiva a questa.

Avrei potuto capire la scelta di non tradurre più un autore di fronte a vendite non soddisfacenti, ma interrompere una serie per passare a un'altra lo trovo illogico e irrispettoso nei confronti dei lettori.

Mi sarebbe piaciuto andare avanti perché - sorvolando su qualche leziosità di troppo, che contrasta con certe scene raccapriccianti, che caratterizzavano anche il libro precedente - entrambi i thriller sono molto coinvolgenti, ricchi di dettagli, vengono raccontati nel modo giusto e hanno un ritmo che tiene viva l'attenzione.
Non ci sono colpi di scena memorabili: la storia - che gravita attorno al mondo del deep web - è di quelle in cui il lettore spesso sa più cose degli investigatori, ma la Fields riesce a mantenere un interesse costante per tutte le quasi 4oo pagine e non è poco.

Come in "Resti umani", anche questa storia gialla è autoconclusiva, ma la trama orizzontale che riguarda i personaggi rimane aperta per il libro successivo, che purtroppo non potrò mai leggere.

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