giovedì 3 ottobre 2024

"Non buttiamoci giù", Nick Hornby

 

Londra, notte di capodanno di un anno non precisato. Quattro persone si ritrovano sul tetto di quella che è stata ribattezzata come "la casa dei suicidi". Ognuno di loro ci è salito per onorare la nomea del luogo.
Martin, ex conduttore di "Buongiorno Inghilterra con Penny e Martin", perché da un anno ha perso tutto, moglie, figlie, lavoro, affetto del pubblico e stima degli amici.
Maureen, madre di un figlio gravemente disabile, perché non ce la fa più ad andare avanti. 
Jess, lasciata da Charles dopo un'unica sveltina, perché non riesce a immaginare di trascorrere il resto della sua vita senza di lui.
E l'americano JJ, traferitosi in Inghilterra per amore, perché ormai ha perso sia quell'amore sia il sogno di sfondare come musicista.
Ma il suicidio è una cosa seria, difficile cogliere l'attimo per spiccare il volo definitivo quando dietro hai una fila di persone che ti mettono fretta. Così, quando il momento buono passa per tutti, si ritrovano a spiegare agli altri cosa li ha condotti in quel posto.

Quarto romanzo dell'autore che leggo dopo "Febbre a 90°", "Alta fedeltà" e "Funny Girl". Questo (titolo grandioso!) è il quinto che ha scritto, nel 2005 (con lui non sto seguendo l'ordine cronologico), ed è inaspettatamente il più profondo.

Inaspettatamente perché con Hornby si sa in partenza che ci farà sorridere, ridere e/o sghignazzare, ma qui - tolte le battute e le scenette divertenti - ha messo un carico di drammaticità non indifferente su ciascuno dei quattro co-protagonisti, toccando argomenti sensibili che portano a serie riflessioni, commuovendo anche un po'.

Martin è il volto noto della TV, uno che pubblicamente auspicava pene severissime per donnaioli e adulteri finché non è stato beccato con una quindicenne e poco importa - per la legge e per la morale - se a lui aveva detto di essere maggiorenne.

Forse quando si ha tanto, o tantissimo, e si perde tutto si fa più fatica ad accettare la nuova condizione rispetto a chi non ha perso niente perché non ha mai avuto niente, come Maureen, ma lo stato vegetativo di Matty le ha prosciugato l'esistenza, al punto da renderle irrilevante che la sua religione condanni il suicidio.

A lei sembra ridicolo che una diciottenne come Jess abbia perso la voglia di vivere per un balordo di cui si dimenticherebbe in fretta se solo andasse avanti. Jess l'irriverente, Jess senza freni, Jess che non sa mettere insieme una frase se non ci infila almeno due parolacce. Ma è anche la Jess figlia e la Jess sorella di qualcuno che non c'è più.

E infine JJ, nemmeno trent'anni e tutti gli ideali infranti. Forse il personaggio che Hornby ha messo lì per poter parlare della sua amata musica, ma gli ha dato anche la passione per i libri e almeno con quelli sono riuscita a seguirlo.

"Quella stessa settimana – il giorno di Natale, a essere esatti — avevo finito Revolutionary Road di Richard Yates, che è un romanzo assolutamente pazzesco. Anzi, volevo buttarmi con quello in mano, non solo perché sarebbe stato abbastanza figo, e avrebbe dato un tocco mistico alla mia morte, ma perché poteva essere un buon sistema per farlo leggere anche ad altri."

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