venerdì 29 novembre 2019

"The sinner. La peccatrice", Petra Hammesfahr


Colonia, giorni nostri. Cora Bender ha 24 anni, è sposata da tre con Gereon e hanno un bambino di due. E’ luglio, fa molto caldo e la famigliola ha deciso di trascorrere la giornata al lago.
Lo stesso hanno fatto due giovani coppie di amici. Sono proprio di fianco ai Bender, ascoltano musica, una musica martellante che dà molto fastidio a Cora. Ma è quando Georg Frankemberg si sdraia sopra alla moglie, sposata appena tre settimane prima, che Cora si avventa su di lui e lo colpisce con il coltello con cui stava sbucciando una mela al figlio. Il primo fendente colpisce Georg alla nuca: lui ha il tempo di girarsi, di guardare Cora. Il gesto è stato talmente repentino che ha paralizzato tutti i presenti e prima che qualcuno riesca a riprendersi e a bloccare Cora lei è riuscita a infliggere talmente tante coltellate a Georg da ucciderlo.
Per il commissario Rudolph Grovian dovrebbe essere un caso facile, ci sono decine e decine di testimoni e la donna ha confessato. Ma fin dal primo interrogatorio Grovian ha l’impressione che sia troppo semplice archiviare il caso come raptus di follia e che Cora abbia molte cose da spiegare, ad esempio come si è procurata quella grossa cicatrice sulla fronte e cosa sono quei segni nell’incavo delle braccia…

Era dall’anno scorso che rimandavo la lettura di questo romanzo, ma è giunta l’ora di liberare spazio nel mio My Sky, quindi prima dovevo leggere il libro e poi guardare le due stagioni della serie TV.
Rimandavo perché sapevo che avrei mal sopportato il tema trattato, quel fanatismo religioso intollerabile per me e per chiunque, tranne per chi ne è vittima.
In effetti credo sia il thriller psicologico più angosciante che abbia mai letto ed è indubbiamente un ottimo thriller, originale e complesso.

Lo schema è semplice: tutto si sviluppa attraverso i ripetuti interrogatori del commissario. Cora parla, parla tanto. Racconta un sacco di cose, anche molte bugie. I tasselli sono tanti e il lettore si trova a doverli sistemare nel giusto ordine insieme a Grovian, ricostruendo tutto più volte man mano che si capisce cosa va scartato e cosa invece è successo realmente, come e quando.

Bisogna fare molta attenzione, altrimenti la storia può sembrare confusionaria, cosa che non è, anche se forse la Hammesfahr si è dilungata ripetendo il meccanismo un po’ troppe volte, due o tre passaggi/ricostruzioni in meno non avrebbero penalizzato il racconto, anzi.

Resta un libro da leggere senza distrazioni.

Reading Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di novembre. Lo collego a "Il sogno della macchina da cucire" perchè le autrici sono entrambe donne