Colonia,
giorni nostri. Cora Bender ha 24 anni, è sposata da tre con
Gereon e hanno un bambino di due. E’ luglio, fa molto caldo e la
famigliola ha deciso di trascorrere la giornata al lago.
Lo
stesso hanno fatto due giovani coppie di amici. Sono proprio di
fianco ai Bender, ascoltano musica, una musica martellante che dà
molto fastidio a Cora. Ma è quando Georg Frankemberg si sdraia sopra
alla moglie, sposata appena tre settimane prima, che Cora si avventa
su di lui e lo colpisce con il coltello con cui stava sbucciando una
mela al figlio. Il primo fendente colpisce Georg alla nuca: lui ha il
tempo di girarsi, di guardare Cora. Il gesto è stato talmente
repentino che ha paralizzato tutti i presenti e prima che qualcuno
riesca a riprendersi e a bloccare Cora lei è riuscita a infliggere
talmente tante coltellate a Georg da ucciderlo.
Per
il commissario Rudolph Grovian dovrebbe essere un caso facile, ci
sono decine e decine di testimoni e la donna ha confessato. Ma fin
dal primo interrogatorio Grovian ha l’impressione che sia troppo
semplice archiviare il caso come raptus di follia e che Cora abbia
molte cose da spiegare, ad esempio come si è procurata quella grossa
cicatrice sulla fronte e cosa sono quei segni nell’incavo delle
braccia…
Era
dall’anno scorso che rimandavo la lettura di questo romanzo, ma è
giunta l’ora di liberare spazio nel mio My Sky, quindi prima dovevo
leggere il libro e poi guardare le due stagioni della serie TV.
Rimandavo
perché sapevo che avrei mal sopportato il tema trattato, quel
fanatismo religioso intollerabile per me e per chiunque, tranne per
chi ne è vittima.
In effetti credo sia il thriller psicologico più
angosciante che abbia mai letto ed è indubbiamente un ottimo
thriller, originale e complesso.
Lo
schema è semplice: tutto si sviluppa attraverso i ripetuti
interrogatori del commissario. Cora parla, parla tanto. Racconta un
sacco di cose, anche molte bugie. I tasselli sono tanti e il lettore
si trova a doverli sistemare nel giusto ordine insieme a Grovian,
ricostruendo tutto più volte man mano che si capisce cosa va
scartato e cosa invece è successo realmente, come e quando.
Bisogna
fare molta attenzione, altrimenti la storia può sembrare
confusionaria, cosa che non è, anche se forse la Hammesfahr si è
dilungata ripetendo il meccanismo un po’ troppe volte, due o tre
passaggi/ricostruzioni in meno non avrebbero penalizzato il racconto,
anzi.
Resta un libro da leggere senza distrazioni.
Reading
Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di novembre. Lo
collego a "Il sogno della macchina da cucire" perchè le
autrici sono entrambe donne