sabato 21 marzo 2020

"La misura del tempo", Gianrico Carofiglio


Bari, febbraio 2013. La nuova cliente che ha fissato l’appuntamento delle 19 con l’avvocato Guerrieri si chiama Delle Foglie, un cognome che lo riporta al 1987, quando aveva quasi 25 anni e aveva condiviso quell’estate con Lorenza, più vecchia di solo cinque anni, ma con tanto più vissuto alle spalle rispetto a lui. Non è un cognome comune, ma neppure esclusivo. E quando la cliente entra nello studio Guido fatica non poco nel ritrovare in quella donna spenta, che dimostra più degli anni che ha, la ragazza forte e appassionata che un tempo ha in qualche modo amato.
Lorenza ha un figlio, Iacopo. Un mezzo balordo che due anni prima è stato condannato in primo grado per omicidio. Mancano poco più di due settimane all'udienza di secondo grado e serve un nuovo avvocato perché il primo rappresentante è morto a dicembre. Lorenza si è così ricordata di Guido. Lui si ritrova ad accettare anche se non vorrebbe, ci sono diversi fattori che vanno contro ai suoi principi. Ma conosceva l’avvocato Costamagna e sa come il suo lavoro negli ultimi anni fosse stato condizionato da quel male che gli stava divorando il cervello…

Sesta “puntata” della serie con protagonista l’avvocato Guerrieri, un bellissimo giallo giudiziario. Ma per poterlo apprezzare deve piacere il genere altrimenti temo che l’accuratezza degli interrogatori effettuati durante il processo potrebbe risultare pesante. Io l’ho amato per questo, ma non solo per questo: come sempre Carofiglio costruisce un’indagine particolareggiata, raccontando e spiegando al meglio il funzionamento della Legge, arricchendo la storia con citazioni intelligenti e ragionamenti profondi.

Avendolo usato come paragone nelle recenti recensioni dei romanzi della Castillo, torno a sottolineare come lui sia bravissimo nel riprendere la vita del suo protagonista senza ripetersi fastidiosamente, ma riuscendo comunque a farlo conoscere a chi per caso dovesse leggere soltanto un libro di quelli che compongono la saga.

Qui ritroviamo un Guido Guerrieri 52enne che manifesta preoccupanti segnali di stanchezza nei confronti del suo lavoro.

"Qualcuno ha scritto che bisognerebbe essere capaci di morire giovani. Non nel senso di morire davvero. Nel senso di smettere di fare quello che fai quando ti accorgi di avere esaurito la voglia di farlo, o le forze: o quando ti accorgi di avere raggiunto i confini del tuo talento, se ne possiedi uno. Tutto ciò che viene dopo quel confine è ripetizione. Uno dovrebbe essere capace di morire giovane per rimanere vivo, ma non accade quasi mai.

Non vorrei che Carofiglio avesse in mente di fargli chiudere la carriera con il prossimo romanzo, è già tremendo pensare che farà passare i soliti 4-5 anni prima di partorirne un altro!

Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia normale di marzo "un libro con un articolo nel titolo"