Painters
Mill (Ohio), novembre 2010. I Plank erano una tipica famiglia Amish:
un padre, una madre, una nidiata di figli. Una vita arcaica, scandita
dal lavoro nei campi, dalla tradizione e dalla fede. Una vita
semplice, senza segreti… oppure no?
Deve
esserci un motivo se una notte qualcuno è entrato in casa loro e li
ha uccisi tutti. A madre, padre e figli maschi, compreso il piccolo
di appena due anni, hanno sparato, ma le due ragazzine, Mary e Annie,
sono state violentate e martoriate.
Sarà
il commissario Kate Burkholder a doversi occupare dell’indagine,
un caso che la tocca da vicino perché era Amish e perchè da adolescente
ha dovuto fare i conti con il serial killer chiamato “il
macellaio”. Impossibile per lei non immedesimarsi in Mary, l’unica
dei Plank su cui Kate indagando riesce a trovare qualcosa non in
linea con le abitudini della comunità…
A
tre mesi dalla lettura di “Costretta al silenzio” sono tornata
nelle campagne dell’Ohio, questa volta prive di neve, ma in piena
atmosfera autunnale.
Per
descrivere questo secondo capitolo della serie con protagonista Kate
Burkholder potrei fare un copia-incolla del primo (mi chiedo come
farò a trovare parole nuove per gli altri undici titoli, che conto
di leggere e che immagino tutti piuttosto simili!). Anche questo è
un thriller vecchio stampo, la storia narrata mi ha preso più della
precedente e mi piace lo stile della Castillo, semplice, diretto.
Ho trovato un po’ pesanti le ripetizioni con il primo romanzo, cosa che mi succede quasi sempre quando leggo libri appartenenti a una serie, dove l’autore è obbligato a riprendere gli aspetti che riguardano il passato dei personaggi e a dover raccontare gli episodi precedenti per permettere a chi dovesse leggere un singolo libro di capire i riferimenti. E non tutti gli scrittori sanno farlo bene: Carofiglio sì, dice quanto basta per non lasciare dubbi al nuovo lettore, ma senza mai annoiare i lettori fedeli e attenti. La Castillo non è altrettanto brava, si dilunga un po’ troppo.
Ho trovato un po’ pesanti le ripetizioni con il primo romanzo, cosa che mi succede quasi sempre quando leggo libri appartenenti a una serie, dove l’autore è obbligato a riprendere gli aspetti che riguardano il passato dei personaggi e a dover raccontare gli episodi precedenti per permettere a chi dovesse leggere un singolo libro di capire i riferimenti. E non tutti gli scrittori sanno farlo bene: Carofiglio sì, dice quanto basta per non lasciare dubbi al nuovo lettore, ma senza mai annoiare i lettori fedeli e attenti. La Castillo non è altrettanto brava, si dilunga un po’ troppo.
Tolto
questo particolare, la vicenda gialla è ben sviluppata e
convincente, ma è il contesto a difettare di credibilità, cosa inevitabile avendo scelto di far accadere tanti crimini efferati quanti sono i libri della serie in una cittadina con poco più di cinquemila abitanti e, soprattutto, in seno agli Amish. E’ quel tipo di inverosimiglianza che già mi lasciava
perplessa da bambina quando leggevo Diabolik dove le Giussani
nella minuscola Clerville facevano succedere di tutto, incrociare
reali da ogni parte del mondo, ecc… Ma probabilmente sono io che
sbaglio a farmi tante domande su ciò che è semplice narrativa.
Un
plauso all’epigrafe del libro:
"Tre
persone possono mantenere un segreto, se due di loro sono morte”
Benjamin Franklin
Benjamin Franklin
Grandissima
verità!
Reading
Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia normale di marzo
"un libro con un articolo nel titolo"