Stretto
di Magellano, 20 novembre 1820. La baleniera Essex è salpata più di
un anno prima da Nantucket. L’equipaggio ha già ucciso diverse
balene, ma non bastano, ne servono altre per riempire i serbatoi e
poter fare ritorno con il prezioso carico di grasso e ambra grigia.
Hanno appena tirato a bordo una giovane femmina e il suo piccolo,
quando appare un enorme capodoglio albino. L’animale non scappa,
come potrebbe fare, ma attacca. I suoi assalti portano
all’affondamento della baleniera, poi insegue e
colpisce anche le scialuppe distruggendole a una a una. I pochissimi
sopravvissuti salvati da un’altra baleniera, una volta tornati a
Nantucket raccontano di questo mostro marino, immenso, crudele e
bianco. Gli altri balenieri capiscono subito che si tratta di Mocha
Dick, Moby Dick.
Ma
era lui il mostro o erano loro?
Sepùlveda
dà la parola a Moby Dick che ci racconta la sua storia dal
principio, a partire da quando era un giovane cetaceo ingenuo e
curioso, che si avvicina con fiducia agli uomini, quegli strani
esseri che si avventurano nel mare pur non essendo adatti a viverci.
Capirà
cosa sono gli arpioni quando il primo lacererà la sua carne. Vedrà
come gli uomini si sono organizzati per riuscire ad avere la meglio
su altri esseri viventi tanto più grandi e forti di loro. Assisterà
alla cattura di altri suoi simili, li vedrà squartare e scoprirà
che gli uomini li uccidono per prendere il loro grasso per avere la
luce e per estrarre l’ambra grigia dai loro intestini per
profumarsi.
Vedrà, scoprirà, ma non capirà.
Caro
Moby Dick, vorrei potertelo spiegare io: per moltissimi miei simili
voi animali non siete esseri viventi e senzienti, ma l’analogo di
oggetti di cui l’uomo può usufruire a suo piacimento e - se nel
1820 c’erano poche scelte – adesso c’è un’alternativa
etica per tutto.
Invece, abusiamo di voi in maniera ancora più
crudele, perfino per puro divertimento. Caccia, pesca, palii,
corride, zoo, acquari… Per fortuna esistono persone come Sepùlveda,
che ha dato la parola a te, e come Valentina Rubini, che l’ha data ai
delfini. Tu sai che una vasca, assurdamente definita oceanica,
non può competere con l’immensità del mare, ma ascoltala lo stesso, ne vale la pena.
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Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia normale di
marzo "un libro con un articolo nel titolo"