domenica 22 marzo 2020

"Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa", Luis Sepùlveda


Stretto di Magellano, 20 novembre 1820. La baleniera Essex è salpata più di un anno prima da Nantucket. L’equipaggio ha già ucciso diverse balene, ma non bastano, ne servono altre per riempire i serbatoi e poter fare ritorno con il prezioso carico di grasso e ambra grigia. Hanno appena tirato a bordo una giovane femmina e il suo piccolo, quando appare un enorme capodoglio albino. L’animale non scappa, come potrebbe fare, ma attacca. I suoi assalti portano all’affondamento della baleniera, poi insegue e colpisce anche le scialuppe distruggendole a una a una. I pochissimi sopravvissuti salvati da un’altra baleniera, una volta tornati a Nantucket raccontano di questo mostro marino, immenso, crudele e bianco. Gli altri balenieri capiscono subito che si tratta di Mocha Dick, Moby Dick.

Ma era lui il mostro o erano loro?

Sepùlveda dà la parola a Moby Dick che ci racconta la sua storia dal principio, a partire da quando era un giovane cetaceo ingenuo e curioso, che si avvicina con fiducia agli uomini, quegli strani esseri che si avventurano nel mare pur non essendo adatti a viverci.

Capirà cosa sono gli arpioni quando il primo lacererà la sua carne. Vedrà come gli uomini si sono organizzati per riuscire ad avere la meglio su altri esseri viventi tanto più grandi e forti di loro. Assisterà alla cattura di altri suoi simili, li vedrà squartare e scoprirà che gli uomini li uccidono per prendere il loro grasso per avere la luce e per estrarre l’ambra grigia dai loro intestini per profumarsi.

Vedrà, scoprirà, ma non capirà.

Caro Moby Dick, vorrei potertelo spiegare io: per moltissimi miei simili voi animali non siete esseri viventi e senzienti, ma l’analogo di oggetti di cui l’uomo può usufruire a suo piacimento e - se nel 1820 c’erano poche scelte – adesso c’è un’alternativa etica per tutto.
Invece, abusiamo di voi in maniera ancora più crudele, perfino per puro divertimento. Caccia, pesca, palii, corride, zoo, acquari… Per fortuna esistono persone come Sepùlveda, che ha dato la parola a te, e come Valentina Rubini, che l’ha data ai delfini. Tu sai che una vasca, assurdamente definita oceanica, non può competere con l’immensità del mare, ma ascoltala lo stesso, ne vale la pena.
 
Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia normale di marzo "un libro con un articolo nel titolo"