Milano,
zona Brera, primavera. Milo è nato in un’aiuola, unico sopravvissuto della sua cucciolata. Qualcosa è andato storto
durante la gravidanza o durante il parto, qualcosa che nell’arco di
un mese si porta via anche la sua giovane mamma. Il micetto ha fame,
ha freddo, ha paura… Piove, ma un ragazzo lo vede, si ferma, lo
raccoglie, cerca mamma gatta e, non trovandola, lo porta a casa con
lui. Lui ha già due gatti, ma ha anche una sorella che vive a Roma e
pensa che lei potrà occuparsi del piccolo.
Nasce così il legame fra
il gattino e l’autrice della storia…
Eccolo
qui Milo:
Il
librino aspettava da più di un anno nella mia libreria e solo adesso
che mi sono decisa a leggerlo ho scoperto che si tratta di una storia
vera e autobiografica: il ragazzo che nel 2013 ha salvato Milo a
Milano è il fratello di Costanza Rizzacasa d’Orsogna. Ho anche
appreso solo adesso che lei scrive sul “Corriere della Sera” e
sull’inserto domenicale “La lettura”. E che è una grande
animalista (un’animalista vegana, non di quelli che ti dicono di
amare tanto gli animali e poi scopri che li amano anche nel piatto!).
Questa
è la storia di Milo, un bel gattino disabile che mi ha tanto
ricordato il mio Ronfino. Milo è affetto da ipoplasia cerebellare,
mentre i problemi di Ronfino erano stati causati da un’otite non
curata prima che lo trovassimo… o prima che lui trovasse noi
piazzandosi davanti alla nostra edicola il 21 gennaio del 2001. Aveva
il collo tutto storto e, come Milo, aveva problemi di equilibrio che
compromettevano il salto, la corsa, ma anche il semplice camminare.
Era buffissimo e intelligentissimo. Nei sei anni che ci ha regalato,
fino all’8 gennaio 2007, perse prima l’udito
e poi la vista per via del suo stato, adattandosi sempre in fretta alla sua nuova
condizione.
La
qualità della foto è pessima, ma l’ho scelta fra le tante perché
rende evidente quanto Ronfino fosse adorabile!
Come
è adorabile questo breve romanzo (o racconto lungo): scritto con uno
stile semplice che lo rende una lettura perfetta per bambini e
ragazzini, dà voce non solo al piccolo Milo, ma anche a tanti altri
animali: il gabbiano Virgilio, lo scorpione G-Attila, la riccetta
Giulia, il gatto privo di un occhietto Timone, la mucca Arianna e il
suo vitellino Tobia, l’Astice senza una chela Cagliostro…
Ognuno
di loro è un esempio di come sarebbe giusto (e meno ipocrita)
rispettare tutti gli animali, non solo quelli “da compagnia”,
ed evidenziano certe atrocità, dalla fine che fanno i crostacei quando
vengono bolliti in pentola ancora vivi allo strazio di una mucca
separata dal suo piccolo, come ben ricorda Arianna:
"Non
ti faccio pietà? Quando leggi manzo sulle tue scatolette non sai che
il manzo è un essere vivente come te? Che siamo noi? Ma davvero,
oltre a tutto quello che patisco, mi merito lo scherno? Sai che al
negozio di alimentari vendono la carne della linea Mucche Felici? Li
chiamano prodotti cruelty-free, ma cruelty-free per chi? Come posso
essere felice, io, sapendo che un giorno mi faranno a spezzatino?”
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Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia artista di maggio