Prologo: Candy riceve una lettera in cui suor Lane la informa che Miss Pony (di cui solo adesso viene rivelato il nome: Paulina Giddings) si sta riprendendo. Candy osserva un quadretto appeso ai muri della sua casa, vi è raffigurata la casa di Pony, il piccolo orfanotrofio del Michigan dove il 6 maggio di più di trent'anni prima era stata abbandonata da neonata e dove poi era cresciuta. Candy sospira e iniziano i ricordi...
I suoi, ma anche i miei legati a lei: Candy Candy è stata la mia grande passione da bambina, mia e di tutte le mie compagne di scuola alle elementari. Eravamo bombardate da personaggi orfani (molte di noi - me compresa - dopo attente e serie riflessioni sull'argomento, si erano convinte di essere state adottate), ma Candy asfaltava tutti, solo Lady Oscar riusciva a farle un po' di concorrenza. Ma per me e la mia amichetta del cuore, mia omonima, esisteva solo Candy.
O forse sarebbe meglio dire che per l'altra Loredana esisteva solo Terence e per me solo Anthony ^^
Lui è stato indubbiamente il mio primo amore e anche il mio primo lutto: mia sorella - cuore di pietra (ne ho solo una, quindi è la stessa che a 7 anni mi leggeva Poe riempiendo le mie notti di incubi!) - se la ride ancora adesso ripensando a tutte le mie lacrime e ai miei singhiozzi!!
Come giusto risarcimento ho preteso che all'ultimo compleanno mi regalasse questo libro, un bel tomo di 497 pagine uscito nel 2020 all'esagerata cifra di 29€, ma che ha una bella copertina, una buona carta, un meraviglioso font e una splendida apertura a 180°. Se avesse avuto anche qualche illustrazione interna sarebbe stato perfetto. Edito dalla (a me sconosciuta) Kappalab di Bologna. L'oggetto libro mi è piaciuto così tanto che sono andata a cercare cos'altro hanno pubblicato, ma purtroppo non c'è proprio nulla che mi possa interessare.
Non ho apprezzato allo stesso modo il libro nel senso stretto di romanzo, ma questo non sminuisce il piacere che mi ha fatto leggerlo perché è stato comunque un tuffo nel passato che posso definire addirittura struggente.
La descrizione della morte di Anthony non mi ha fatto piangere come temevo, ma neppure commuovere e questo non solo perché non ricordavo che fosse morto durante una battuta di caccia alla volpe (se invece di montare a cavallo con un fucile fosse rimasto in mezzo alle sue amate rose al massimo si sarebbe punto un dito, eh!): "Candy Candy" è un libro per bambini, età consigliata di lettura 10 anni e in ogni pagina ho sentito il peso di averne ben 42 in più.
Lo stile è molto, molto semplice, votato all'ottimismo a ogni costo, al sacrificarsi sempre e comunque per il bene altrui, al non lamentarsi mai pensando che si è fortunati per quello che si ha. Un'incessante serie di buoni messaggi che è senz'altro bello cercare di trasmettere a dei bambini, ma il "porgi l'altra guancia" non mi è mai appartenuto, neppure da piccola, figurarsi adesso.
A proposito di schiaffi, non ricordavo che Candy se ne beccasse uno sia da Anthony che da Terence (non ricordavo nemmeno che lui venisse chiamato Terry: per una volta condivido l'odio per i diminutivi della mia amica Chiara!), pessima cosa da far leggere a un bambino, così come non mi è piaciuta la tiritera del poter superare ogni avversità grazie ai portafortuna.
Molto meglio l'esortazione a non giudicare gli altri dalle apparenze e belle alcune metafore, come quella sulla vita paragonata al mare, a volte calma, a volte in burrasca...
Ma in definitiva a non piacermi (proprio per niente) è stata la terza parte: la prima vede Candy negli Stati Uniti, all'orfanotrofio e poi a servizio dai Lagan. Nella seconda troviamo lei e gli altri a Londra. Ma la terza, di circa 130 pagine, è un epistolario, un'infinità di lettere (tutte intrise di un buonismo urticante), scritte e ricevute da Candy, tramite le quali l'autrice aggiorna il lettore sui fatti accaduti alla protagonista e agli altri personaggi una volta rientrati in America.
Fino al particolare finale che non viene svelato e lì ci sono rimasta malissimo.
Reading
Challenge 2022, traccia di marzo: un libro con un fiore in copertina