martedì 22 marzo 2022

"La scuola della carne", Yukio Mishima

 

Tokyo, immediato dopoguerra. Taeko, Sukuko e Nobuko sono tre amiche divorziate, agiate e indipendenti. La prima possiede una boutique di alta moda, la seconda un ristorante, la terza è critico cinematografico. Hanno l'abitudine di trascorrere insieme una serata al mese ed è durante l'incontro del 26 gennaio che Taeko nota il barman del locale gay dove si sta divertendo con le amiche. Senkichi è bellissimo, virile, seducente e non è gay, al massimo bisessuale, cosa irrilevante per Taeko, così come lo sono i 21 anni del ragazzo contro i suoi 39: con lui vuole solo un incontro, un'avventura, a letto i dislivelli anagrafici e socioculturali si appianano facilmente.
Ma il suo coinvolgimento sarà ben diverso...

Scritto nel 1963 e tradotto in italiano solo cinquant'anni dopo, questo romanzo è entrato nella mia wish list perché mi avevano colpita prima la copertina - con questo meraviglioso nudo di donna - e successivamente la trama. L'autore lo conoscevo vagamente solo di nome e se avessi letto la sua biografia prima del libro avrei lasciato perdere per le stesse ragioni per cui non leggo Gabriele D'Annunzio (e altri).

Leggere la biografia mi ha fatto capire che la distanza ideologica che avvertivo non era dovuta solo dal mio essere donna e lui uomo, né dal divario generazionale e culturale, ma dal suo essere fascista. Questo libro - diverso da tutti gli altri testi di autori giapponesi letti finora - mi ha trasmesso principalmente il disprezzo di chi lo ha scritto: verso l'emancipazione femminile e verso le donne in generale, verso gli omosessuali (scoprire che Mishima lo era è stata l'unica sorpresa della biografia), verso l'occidentalizzazione del Giappone, verso l'evolversi dei tempi.

Lo stile è bello e i capitoli brevi rendono particolarmente leggera la lettura (cosa non da poco per un romanzo giapponese!), la trama è intrigante e avrebbe meritato personaggi meno arroganti e pieni di sé, chi per un verso, chi per l'altro. Non mi è dispiaciuto neanche il finale.
Ma io e Mishima abbiamo solo una cosa in comune, una data: il 25 novembre. Io sono nata quel giorno del 1969, lui è morto esattamente un anno dopo, suicida, da nazionalista esaltato: le sue idee hanno caratterizzato e condizionato il romanzo, le mie hanno determinato il fastidio provato nel leggerlo.

Reading Challenge 2022, traccia di marzo: un libro di un autore asiatico