Carpaneto
(AL), fine agosto. Nadia sta trascorrendo gli ultimi giorni di ferie
in campagna, dove si sono trasferiti i suoi genitori dopo la pensione
del padre. La languida pigrizia di quei giorni viene smossa dai nuovi
vicini di casa, i Tagliafico, anch’essi emigrati nell’alessandrino
da Genova, dopo aver ereditato il casolare da un prozio. A incuriosire
Nadia è proprio la figura dell’anziano: Amilcare Merello, un uomo
che nella vita ha finito col sperperare tutti i soldi ereditati e
anche quelli guadagnati grazie alla sua passione per l’arte,
facendosi depredare da quel losco personaggio che era il suo socio in
affari, Nicola Malinverni.
A
Nadia, che non si accontenta di una spiegazione banale e guarda con
sospetto ogni cosa, sembra inverosimile che la morte per
avvelenamento da funghi di Merello sia stata accidentale: in quella
zona l’annata per i funghi è stata pessima, qualcuno deve
averglieli portati da fuori, ma chi se Merello a detta di tutti non
riceveva più visite?
Terzo
e, purtroppo, ultimo libro pubblicato da Nadia Morbelli. Come avevo
scritto a proposito di “Amin, che è volato giù di sotto”,
potrei fare un copia-incolla della recensione e di quella
precedente, “Hanno ammazzato la Marinin”: un altro bel gialletto
senza tante pretese, dove ho ritrovato la somiglianza fra la
protagonista e la Baudino televisiva di “Provaci ancora prof” e
lo sfruttamento dei meccanismi dei romanzi di Camilleri (il presente
che si spiega col passato e di nuovo tanto dialetto – con glossario
finale - e tante mangiate e bevute), senza sfiorarne la qualità, ma
comunque un giallo carino e a me particolarmente caro perché
ambientato fra il centro storico di Genova (dove Nadia lavora), il
quartiere dove sono nata e cresciuta (Sampierdarena, dove Nadia
abita) e la zona dell’ovadese dove da qualche anno abita mia
sorella.
La
vicenda gialla non ha nulla a che fare con le altre due. L’ho
trovata ben più azzardata, è poco credibile che una persona si
spinga a fare vere e proprie indagini, sobbarcandosi anche due viaggi
“alla cieca” in Svizzera, senza avere nessun interesse o
coinvolgimento personali, ma solo per il gusto di appagare la propria
curiosità.
Ancora meno plausibile l’accondiscendenza di
tutti i personaggi che Nadia coinvolge e interroga in merito ai fatti,
soprattutto considerando che in gran parte si tratta di genovesi (la
disponibilità non è la nostra principale caratteristica, si sa…).
Sicuramente
la territorialità mi rende magnanima: senza il fattore campo questi
aspetti avrebbero condizionato molto il mio giudizio, ma a chiunque
fa piacere sentirsi a casa leggendo un libro e quindi mi dispiace
proprio tanto che la produzione della Morbelli si sia esaurita
(almeno per ora) con questo titolo (ormai vecchio di sei anni).
Reading
Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia a cascata di
febbraio, lo collego a "Un marito" perchè entrambi gli
autori sono nati a Genova