sabato 29 febbraio 2020

"La strana morte del signor Merello", Nadia Morbelli


Carpaneto (AL), fine agosto. Nadia sta trascorrendo gli ultimi giorni di ferie in campagna, dove si sono trasferiti i suoi genitori dopo la pensione del padre. La languida pigrizia di quei giorni viene smossa dai nuovi vicini di casa, i Tagliafico, anch’essi emigrati nell’alessandrino da Genova, dopo aver ereditato il casolare da un prozio. A incuriosire Nadia è proprio la figura dell’anziano: Amilcare Merello, un uomo che nella vita ha finito col sperperare tutti i soldi ereditati e anche quelli guadagnati grazie alla sua passione per l’arte, facendosi depredare da quel losco personaggio che era il suo socio in affari, Nicola Malinverni.
A Nadia, che non si accontenta di una spiegazione banale e guarda con sospetto ogni cosa, sembra inverosimile che la morte per avvelenamento da funghi di Merello sia stata accidentale: in quella zona l’annata per i funghi è stata pessima, qualcuno deve averglieli portati da fuori, ma chi se Merello a detta di tutti non riceveva più visite?

Terzo e, purtroppo, ultimo libro pubblicato da Nadia Morbelli. Come avevo scritto a proposito di “Amin, che è volato giù di sotto”, potrei fare un copia-incolla della recensione e di quella precedente, “Hanno ammazzato la Marinin”: un altro bel gialletto senza tante pretese, dove ho ritrovato la somiglianza fra la protagonista e la Baudino televisiva di “Provaci ancora prof” e lo sfruttamento dei meccanismi dei romanzi di Camilleri (il presente che si spiega col passato e di nuovo tanto dialetto – con glossario finale - e tante mangiate e bevute), senza sfiorarne la qualità, ma comunque un giallo carino e a me particolarmente caro perché ambientato fra il centro storico di Genova (dove Nadia lavora), il quartiere dove sono nata e cresciuta (Sampierdarena, dove Nadia abita) e la zona dell’ovadese dove da qualche anno abita mia sorella.

La vicenda gialla non ha nulla a che fare con le altre due. L’ho trovata ben più azzardata, è poco credibile che una persona si spinga a fare vere e proprie indagini, sobbarcandosi anche due viaggi “alla cieca” in Svizzera, senza avere nessun interesse o coinvolgimento personali, ma solo per il gusto di appagare la propria curiosità.
Ancora meno plausibile l’accondiscendenza di tutti i personaggi che Nadia coinvolge e interroga in merito ai fatti, soprattutto considerando che in gran parte si tratta di genovesi (la disponibilità non è la nostra principale caratteristica, si sa…).

Sicuramente la territorialità mi rende magnanima: senza il fattore campo questi aspetti avrebbero condizionato molto il mio giudizio, ma a chiunque fa piacere sentirsi a casa leggendo un libro e quindi mi dispiace proprio tanto che la produzione della Morbelli si sia esaurita (almeno per ora) con questo titolo (ormai vecchio di sei anni).

Reading Challenge 2020: questo testo risponde alla traccia a cascata di febbraio, lo collego a "Un marito" perchè entrambi gli autori sono nati a Genova